Il Comune Teramano di Francesco Savini
3J2 Parte IV - H comane teramano nell'evo moderno.
Massa un Giuseppe, dotto giureconsulto nel secolo xvi(i); pei Montani un Berardo, anch* egli valente giurista nel secolo xvm (2) ; pei Mu%ii un Gio. Francesco, capitano de' cavalleggieri spagnuoli e combattente alla battaglia di Cerigliela nel principio del secolo xvi(3) e il noto Mu^io, storico patrio alla fine dello stesso secolo (4); pei Pellicciarti un Antonio, morto con l'insegna in mano all'assedio di Firenze del 1530 nel campo imperiale (5); pei Pompetti un Mar cello, erudito giureconsulto nel secolo xvm (6); pei Salamiti un Marcella, ardito e zelante missionario nel Perù nel secolo xvi (7). E tal serie valga pel titolo di alti ufficii esercitati nella società religiosa e civile e della coltura della mente. Iri quanto poi alla povertà, rinfacciata alle famiglie patrizie teramane, che ciò non sia ostacolo alla nobiltà delle medesime, basti citare l'esempio del più celebre e potente patriziato d'Italia, quello cioè di Venezia, ove andavano ramosi, sotto il nomignolo di Barnabotti (dalle loro abitazioni presso la chiesa di S. Barnaba), i nobili poveri e tanto che per vivere erano costretti a far mercato dei loro voti sotto i ponici del palazzo ducale negli ultimi tempi della già gloriosa repubblica. L* indigenza, e, peggio ancora, le tristi conseguenze della medesima non bastavano a toglier loro T avito privilegio, che molti di essi godevano fin dalla nota serrata del consiglio nel 1297. E vuoisi invece eh* essa lo rapisse ai nostri nobilucci ? Ma resta un* ultima difficoltà, eh' è la seguente : se tutto ciò è vero, perché lo stesso governo che, come abbiamo veduto, riconosceva il ceto nobile e patrizio a Brindisi, Bari, Andria, Aquila e via dicendo, lo disconosceva poi a Teramo ? Tale difficoltà a noi sembra agevole lo sciogliere quando prima si consideri la condizione speciale dei nostri quarantotto, in cui la nobiltà municipale (per noi innegabile) era isolata e non accompagnata, siccome altrove, dal possesso di titoli e di feudi voluto dal dispaccio del 1790. Ora il governo, che allora mirava appunto ad abolire siffatti privilegii comunali e ad aprir I* adito degli ufficii cittadini alle classi minori, coglieva a volo simile mancanza nelle famiglie teramane, per toglier loro d' un sol colpo l'antico privilegio sino a quel tempo,
(i) PALMA, op. cit, voi. V, p. 113. (z) PALMA, op. cit, voi. V, p. 99.
(3) PALMA, op. cit., voi. V, p. 185.
(4) PALMA, op. cit., voi. V, p. 156.
(5) PALMA, op. cit., voi. V, p. 186.
(6) PALMA, op. cit., voi. V, p. 91.
(7) PALMA, op. cit., voi. V, p. 33.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (374/635)
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