Il Comune Teramano di Francesco Savini
Parte IV - n comune teramano nell'evo moderno.
querele, la quale tornava ad emolumento de* capitani, non si compia d'ora innanzi senza « prevento » dell'università, acciò si evitino quelle frodi. Ordina che la città sia ristorata dai danni cagionatile dal sacco degli Spagnuoli, e che non sia governata se non immediatamente da essa regina e dal capitano eletto dalla città e da sé confermato, che il percettore e i suoi commissarii non estraggano da Teramo verun contribuente fiscale che abbia pagata la rata, ma solo l' emendatore possa o far rappresaglia sui beni di quello e non di altri, o lasciarne la cura al tesoriere generale che era allora il conte di Trivento, e prenda la stessa mercede del tesoriere regio accettando la moneta corrente in Abruzzo. La regina poi conferma le franchigie de' passi, dei dazii, delle dogane di mare senza che però si faccia fondaco in Teramo a danno della medesima, non che il diritto di fare statuti nel civile e nel criminale e altri ordinamenti, di fidare il bestiame nel proprio territorio fino alla somma di quaranta ducati d'oro. Concede inoltre che per la sterilità del luogo e per la scarsezza delle vettovaglie la città vada libera da alloggi militari e da rappresaglie per pagamenti fiscali, le quali cadano solo sulle terre ipotecate. Conferma al vescovo aprutino tutt'i privilegii e le immunità, la cognizione delle cause civili e criminali, e il mero e misto imperio sui vassalli della chiesa teramana. Vieta al percettore di spedire commissarii prima di quattro mesi pel terzo de' pagamenti fiscali ritratti dalle gabelle, e condona un terzo delle tasse a lei dovute a vantaggio della ricostruzione delle mura pubbliche rovinate dal passato e straordinariamente nevoso inverno. Promette altresì di tener presenti nelle provviste dei regii ufficii alcuni Teramani atti ai medesimi e d' interporre tutta la sua autorità per estirpare le inimicizie cittadine. Obbliga i forestieri di rivendere ai Teramani le terre comperate nel costoro territorio, accorda che il danaro ritratto dal procuratore fiscale sui beni degli omicidi vada a conto delle tasse regie, e abolisce l'obbligo delle pkggerie (guarentie) date nella concordia conchiusa dopo le fiere inimicizie de' fratelli e parenti di Pier Matteo di Tuzio contro Bartolommeo e Valentino d'Andrea e fratelli di Pastignano, bastando invece particolari garanti (pleggf) per l'osservanza de' patti. Da ultimo determina che i cittadini e quelli del contado, possessori di beni gentileschi, sieno soggetti alle comuni imposizioni, e che le terre acquistate da' preti non sieno reputate immuni.
2. Data con l'analisi del diploma del 1517 un'autentica se non compiuta idea della vita del comune, come questa si svolgeva con l'opera del suo magistrato al principio dell'evo moderno e del pe-
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (378/635)
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Spagnuoli Teramo Trivento Abruzzo Teramo Teramani Teramani Pier Matteo Tuzio Bartolommeo Valentino Andrea Pastignano Data
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