Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XXII - Suoi atti nel periodo del patriziato (1507-1770). 357
      riodo che abbiamo chiamato del patriziato, narriamo ora gli altri eventi ed atti dello stesso comune. Intorno all'epoca di questo documento, e propriamente nel 1515, c'imbattiamo in una questione di confini di territorio, la quale agitava il nostro e il comune di Campii. Essa, mercé 1* ampiezza dei diritti che allora godevansi dalle città, poteva sciogliersi con arbitri scelti dai due paesi : questi difatti nominarono a tal uopo, e di comune accordo, don Ferrante Castriota, governatore generale della vedova regina Giovanna nelle provincie d'Abruzzo, giurando di accettare la costui sentenza sotto pena del pagamento di duemila ducati. Fu pronunziato il lodo nel detto anno 15rj nello stesso luogo controverso, cioè nella «strada « pubblica dello Piano di Camerano, que est inter Collem Castrogne, et Collem S>. Viri », ossia nel punto stesso degli odierni confini tra i comuni di Teramo e di Campii. La linea fu poi stabilita « dal Fossato grande, quale sta tra la Ratonisca e la Villa « della Venale », il quale fosso corre tra Gesso e Venali, e sbocca in quello di Garrano, come nota il Palma (i), che vide il documento ora non più esistente.
      3. Il nostro comune non solo piativa allora co' paesi vicini, ma anche con quelli a sé soggetti, che in que' tempi calamitosi cerca/ano di sollevarsi dai pesi generali col sottrarsi alla dipendenza teramana. Tanto operava Miano per non contribuire alle spese comunitative; s* invocò quindi un giudizio arbitrale, e il laudo fu pronunziato ai 5 di febbraio del 1533 da Giovanni Primiani de Guardia giudice delle cause civili, e da Francesco Trimonzii arbitri eletti. Miano fu dichiarato unito a Teramo siccome un membro al suo corpo, e che perciò dovesse contribuire alle spese anche straordinarie, « ut militum hospitandorum » e sopportare il peso delle gabelle, eccetto quelle della macina e della rimettitura del grano, del mosto e delle olive. Tale sentenza si serbava già nell'archivio di città, ove il Palma (2) la vide, e ebbe conferma dalla gran corte della vicaria ai 20 di novembre del 1544. Se non che i Mianesi non si stettero paghi alla medesima, e, risollevata la questione innanzi quell'alto'tribunale, ottennero un'altra sentenza ai 24 di dicembre del 1546, che decretò definitivamente la separazione di Miano da Teramo, e che i Mianesi fecero trascrivere nel loro antico catasto, ove pure il Palma ebbe agio di leggerla (3).
      (1) PALMA, op. cit., voi. II, p. 213,
      (2) PALMA, op. cit., voi. II, p. io.
      (3) PALMA, op. cit., voi. Ili, p. 21.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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