Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      3 °4 Parte IV - II comune teramano nell' évo moderno.
      CAPITOLO XXIII.
      Sua azione contro la feudalità nel periodo del patriziato
      (1507-1770).
      SOMMARIO: i. Agitazione cittadina nel 1518 contro il perìcolo di ricadere sotto la signorìa degli Acquaviva e inutili sforzi per causarlo. — 2. Nel 1521, venduta da Carlo V la città per 40,000 ducati al duca d'Atri, il parlamento elegge la straordinaria magistratura de' dodici e fiere istruzioni di questi ai messi teramani in Napoli. — 3. Decisa la causa a prò dell'Acquaviva, Teramo, interposto nuovo appello all'imperatore, si appiglia alla ragione delle armi. — 4. Assedio della città pe' ducali e sua liberazione ai 18 di novembre del 1521, attribuita a miracolo.— 5. I Teramani si riscattano nel 1522 con l'obbligarsi al pagamento dei 40,000 ducati. —6. E si esimono in gran parte da questo, e nel 1528 si liberano dal timore di feudale servitù. — 7. Ottengono nel 1530 in Bologna da Carlo V un solenne diploma di conferma della loro libertà. — 8. Timori e nuove pratiche nel 1559 contro il pericolo, che par vano, di perderla. — 9. Il magistrato, mettendo a profitto k regia fedeltà serbata nella rivoluzione del 1648, ottiene nel 1660 un diploma di libertà e di vantaggi economici.
      I. Eccoci ora col presente capitolo entrati a considerare il lato più fervido ed operoso di questo periodo, che pel resto non fu certo il più attivo nella storia della nostra vita comunale. Se non che il pericolo di ricadere sotto gli artigli feudali degli odiati Acquaviva bastava, anche in quell'epoca funesta, a ridestare gli ornai spenti spiriti cittadini. Difatti i Teramani, che nei periodi precedenti, siccome abbiamo veduto nel corso di quest' opera, avevano tenuto sempre in cima ai loro pensieri, e posto perciò in capo ad ogni loro supplica ai re, la conferma della cittadina libertà contro le minacce e le aspirazioni de* privati signori e specialmente della suddetta allora potentissima famiglia, vollero impetrarla dalla vedova regina Giovanna mercé il già esaminato (cap. xxn, § i) diploma del 1517, a ciò forse mossi e dal timore della prossima fine di quella loro benigna signora e dalla sicurezza della triste successione straniera di costei. Così ivi vedemmo che il primo articolo di quel privilegio assicurava il mantenimento della libertà demaniale e la regia promessa di non vender mai ad altri né la città né il territorio. Appena poi nel 1518 quella sovrana passò di


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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