Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      3 66 Parte IV - II comune teramano nell' évo moderno.
      « mille; la presente resti al presentante. Datum in Castello Nove « Neapolis 15. Octobris 1518. Don Ramondo di Cardona».
      2. Ma il tono di tal linguaggio apparve fosco, come scrive il nostro cronista (i), ai Teramani, né essi per verità s'ingannavano; che vissuti nel sospetto un paio d* anni, s'intesero improvvisamente scoppiare il fulmine sul capo. Difatti il magistrato cittadino ai 27 di agosto del 1521 s'ebbe dal governo l'intimazione di esporre a questo le proprie ragioni entro il termine di dieci giorni, giacché Teramo era stata in quel frattempo venduta, pel prezzo di 40,000 ducati, dall'imperatore Carlo V ad Andrea Matteo di Acquaviva, a quello stesso che nel 1501 vedemmo (cap. xvi, § 21) tentare indarno aver la città dai Francesi. A questo terribile annunzio fu tosto convocato il generale parlamento, il quale prese le seguenti straordinarie risoluzioni : bandire dalla città tutti quelli che ricusassero i pubblici ufficii, eleggere dodici cittadini (tra cui noteremo quelli di famiglie ancora fiorenti : Bove Pistilli, Gio. Francesco di Nardo Muzii, Pietro Santacroce e Pier Sante Pellic-cianti), i quali insieme coi sei signori del reggimento, e senza bisogno di adunare il parlamento, provvedessero ad ogni pubblica necessità per guarentire la libertà cittadina. Prima cura di questa straordinaria magistratura fu lo spedire in Napoli, e segretamente per cansare le ke ducali, due ambasciatori : il canonico Cola Bue-ciarelli e Colantonio di Rapino, col solo incarico di tener d'occhio le mosse dell'Acquaviva e di protestare contro la brevità del tempo assegnato al nostro comune. Le istruzioni, che poi loro dettero i dodici, appaiono piene di tanto zelo per la salvezza della libertà e di tanta risolutezza per la difesa della patria che meritano, oltrecchè per ufficio di storico, d'esser qui riportate a verbo secondo si trovano nel Muzii (2) : « Magnifici Sindici, Cittadini, e « figlioli nostri dilettissimi, Salutem. Havemo ricepute le vostre « lettere et benissimo inteso quanto havete scripto, vi rispondemo, « che bis non obstantibus, debiate di continuo importunare lo «.Consiglio, et animosamente dir nostra ragione, perché simo « certo, che non ci mancherà di lustitia, né la Cesarea Maestà e ce farà tanto torto a noy, quali sempre ai retro Prencipi di Casa
      (1) MUZII, op. e loc. cit.
      (2) MUZII, op. cit., dial. 6'. Anche il PALMA (voi. II, pp. 222-224), riporta queste istruzioni, certo dal Muzii, con qualche lieve, modificazione ortografica e anche con qualche salto involontario di parole. Noi però le riproduciamo dalla nostra copia de] Muzii.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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