Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XXIII - Sua azione contro la feudalità nel per. del patriz. (1507-1770).
« fedeli Advocati, et fate, che non si dica, che per poca sollecitudine vostra questa Città recipa manchamento, et caricho. E ve « esortarne, et dicemo, che vogliate questa, et maggior sollecitudine usare circa le cose predette, non havendo rispetto alcuno « per la salute della propria Padria exponer la vita, che fando lo « contrario, figlioli, nepoti, et voi medesimi a la vostra tornata, « come nemici della Patria crudelissimamente come infami sarrete « puniti ad perpetuo exemplo de li subcessori, et castigo di voy « altri, al che per la vostra integrità già anteveduta, speramo non « sia necessario pervenire et bene valete. Terami die vigesima « Septeuibris MDXXI. ludex Regimen et Universitas Regiae Civitatis Terami ».
Fin qui il lungo e notabile documento; né il lettore si lamenti con noi di tanta lunghezza, giacché, quando le carte del tempo parlano un linguaggio che sì a vivo rispecchi le condizioni del medesimo e che tanto al vero ritragga da una pane lo svolgimento dei fatti e dall'altra lo stato degli animi agitati fra i timori e le speranze, tra le preveggenti cautele e gli audaci propositi, lo storico trova in esse un assai più efficace, narratore di sé e non può far di meglio che sottoporle fedelmente ali' occhio di chi legge.
3. Frattanto la straordinaria magistratura dei dodici non perdeva tempo e sceglieva un suo speciale procuratore, di cui il Muzii non ci da il nome, presso la corte di Carlo V in Valladolid, per sostenere le ragioni della patria, particolarmente col presentarle i numerosi antecedenti diplomi regii, che ne assicuravano la libertà demaniale. Ma, dopo varie pratiche, l'imperatore rimise la causa al sacro consiglio detto di S. Chiara in Napoli, il quale ai 31 di ottobre del 1521 sentenziò che la cesarea maestà, non ostante i suddetti diplomi, poteva sempre « de plenitudine regiae potestatis » vendere Teramo al duca d'Atri e che quindi si spedissero a costui le lettere di commissione pel possesso. Allora i nostri sindaci, o messi, non ebbero a far meglio che appellarsi all'imperatore e tornarsene a Teramo, ove trovarono i concittadini tutti intenti ad apparecchiar le difese, raunando uomini, armi e vettovaglie. Subito dopo il loro arrivo, i dodici si raccolsero nella cancelleria del palazzo alla presenza dei signori del reggimento e, letto il decreto del sacro consiglio, uno de' più cospicui fra essi dodici, il dottore Francesco Trimonzii, si levò a pronunziare un caldo discorso, che il Muzii (i), ad esempio de' nostri grandi narratori del cinquecento,
(i) Muzii, op. cit., dial. 6°.
SAVINI, // comune teramano. 24
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (391/635)
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