Il Comune Teramano di Francesco Savini
374 Parte IV - II comune teramano nell'evo moderno.
« tam ratione interesse suae Caesareae Maiestatis, tum etiam ratione « interesse nostrae Civitatis, et si opus fuerit protestare ne praedieta fiant. Caetera suppleat prudentia vestra. Item, ve ordinarne, « che non debeate supplicare, ne dire, ne trattare alcun'altra cosa « con qualsivoglia altra persona, salvo quello ve habbiamo commisso per lo particolare bisogno della Città, et non altramente « per quanto havete cara la gratia di questa commune Patria. Datum Terami die xxi Novembris 1521 ». Le desiderate lettere papali all'imperatore furono ottenute, e lo stesso Bucciarelli ebbe la cura di fargliele rimettere nelle mani. All'altro messo teramano a Napoli, Pier Giovanni Santacroce, medico, scrive il Muzii (i), « eloquentissimo, solertissimo, pratico e conosciuto in tutte le « Corti di Napoli», fu dato l'incarico di offrire al viceré Rai-mondo di Cardona il riscatto della città mercé lo sborso dei 40,000 ducati, che voleva pagare il duca d'Atri. Il Cardona accetto l'offerta in nome di Carlo V con una lettera data da Napoli ai 5 di gennaio del 1522, che trovasi presso il Muzii (2) ed il Palma (3), e in cui si ordina ai Teramani di spedire fra dieci giorni loro sindaci per concertare i modi di pagamento con la minaccia, non versandosi la promessa somma, di rilasciare la città nelle mani dell'Acquaviva, entro un mese. Trascorse non pertanto un tempo maggiore, giacché i sei signori del nostro reggimento e i dodici della più volte nominata magistratura straordinaria solo nel seguente ottobre spedirono in Napoli procuratori Francesco Tri-monzii e Pier Sante Pellicciami. Questi ai 31 di quel mese dello stesso anno 1522 conchiusero il trattato, per cui la città obbliga-vasi a pagare 20,000 ducati in un anno e per gli altri 20,000 impegnaronsi alla regia corte 2,000 ducati sull'entrata annua delle gabelle, e l'imperatore dall'altra parte reintegrava la città nella pristina libertà demaniale, francandola dai pagamenti fiscali ordinarii e straordinarii, e concedendole l'elezione del capitano e l'indulto generale per ogni commesso delitto.
6. Il peso addossatosi così dalla città era importabile dalla medesima, e adoperò perciò ogni possa per andarne immune, spedendo suoi messi frequentemente in Ispagna e a Napoli. Infine i Teramani ottennero da Carlo V ai 30 di maggio del 1523 lettere di favore pel viceré Carlo Lannoy, che il Muzii (4) riporta nel loro
(1) MUZII, op. cit., dial. 6°.
(2) MUZII, op. e loc. cit.
(3) PALMA, op. cit., voi. II, p. 227.
(4) MUZII, op. cit, dial. 6'.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (396/635)
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