Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XXIII-Sua azione contro la feudalità nel per. del patrii. (1507-1770). 375
      originale spagnuolo, e che accordavano una dilazione al pagamento ed agevolazioni che il Lannoy, assai benevolo ai nostri, fece consistere nel sostituire alla moneta sonante i pannilani, industria ancora fiorente in quel tempo fra noi. Ciò non pertanto le spese e per siffatte ambascerie, e pei parziali pagamenti al fisco furono si gravose pel nostro scarso ed esausto erario che il magistrato fu costretto ad imporre una nuova tassa, detta con lusinghiero nome « colletta della libertà », di un ducato a libbra, giusta l'estimazione catastale. Non sappiamo, soggiunge qui al Muzii il Palma (i), se altre somme si versassero più tardi al fisco; ma questo non n'ebbe a patir danno, giacché continuò a riscuotere i balzelli ordinarii e straordinarii. Ma dall'altro canto non s'acquetava l'Acquaviva; che sempre pretendeva o la restituzione dei 40,000 ducati o il possesso di Teramo, tanto che il sacro consiglio dovè minacciare ai Teramani la nuova spedizione di un commissario per quel possesso. Cosicché le ansie dei cittadini, coi messaggi continui a Napoli e con la custodia perenne delle mura, durarono, al dir del Muzii (2), fino al 1525. Se non che la discesa dei Francesi nel regno nel 1528 e il favore di qualcuno della famiglia Acquaviva ad essi dimostrato valsero in breve a liberare la città da ogni timore di ricadere nelle mani di que' potenti dinasti.
      7. Ma un evento ancor più propizio alle sorti teramane segui due anni appresso: la venuta di Carlo V in Bologna nel 1530 per la sua solenne incoronazione, per le mani del pontefice Clemente VII, a re d'Italia. Non potevano certo i nostri perdere quella opportunità, e spedirono tosto a quella volta, come loro messi, Camillo Bucciarelli e l'immancabile Francesco Trimonzii, il quale alla presenza imperiale indossò, come ci fa sapere il Muzii (3), « a soiniglianza de i Dottori di quel tempo, una Toga di velluto verde « sino al tallone ». Essi impetrarono dall'imperatore ai 15 di febbraio del 1530 un amplissimo privilegio che, riferito in pane dal Muzii (4), confermava tutt'i passati regii diplomi a favore della libertà demaniale di Teramo, annullava la vendita di questa fatta all'Acquaviva, accettando invece il riscatto cittadino e promettendo di non mai alienare la città a chi si fosse per l'avvenire col dichiarar nulla ogni vendita futura de' regii successori; accordava
      (1) PALMA, op. cit., voi. II, p. 232.
      (2) Muzii, op. e loc. cit.
      (3) MUZII, op. cit., dial. 7°.
      (4) MUZII, op. e loc. cit.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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