Il Comune Teramano di Francesco Savini
37' Parte IV - II comune teramano nell'evo moderno.
anzi alla medesima il diritto di difendersi armata mano, non che il perdono di tutt'i delitti finallora commessi, salvi gl'interessi delle parti. Infine l'imperatore profonde larghi elogii alla regia fedeltà dei Teramani, chiamandoli degni d'ogni favore. Di questo diploma, analizzato dall'Antinori (i) e dal Palma (2), esiste ancora l'originale (3), sebbene in molta parte cancellato da una macchia, il quale noi daremo in fine tra i documenti (n. xxxin), supplendo insieme le parole mancanti nel testo mercé la parziale trascrizione dataci dal Muzii. Noteremo intanto che, mentre il Muzii, e su costui l'Antinori ed il Palma, gli attribuiscono la data dei 5 di febbraio, invece il genuino diploma porta quella dei 15 dello stesso mese ; inoltre l'Antinori, vistosi fra la prima e la seconda data, ha supposto due documenti senza badare all'identità della forma e della materia in ambedue. Invece noi, confrontando le parti di essi riferite nell'originale latino dal Muzii e dal Palma, e trovandole perfettamente identiche a quelle della pergamena esistente nell'archivio comunitativo, siamo convinti che si tratta di un sol diploma, e che il Muzii ha errato soltanto, facile sbaglio, nel prendere un xv per un v.
8. Eppure nemmeno con questo solenne atto imperiale possiamo considerar chiuso il ciclo funesto degli eventi pericolosi alla libertà cittadina, giacché non molto dopo, quanto è dire nel 1559, Teramo la sentì di nuovo minacciata per una notizia, che per altro non ebbe alcun seguito, e che il Palma (4) nasse da un registro comunale del tempo. Levatasi dunque la voce che il re Filippo II di Spagna fosse in procinto di vendere la città ad un signore italiano, che non si dice se era un Acquaviva od altri, subito ai 23 di marzo del detto anno 1559 si adunò il parlamento, e questo risolse spedirsi prima in Napoli qual messo Pier Donato Cesii, e poi di dare facoltà al reggimento, ossia magistrato comunale, di « buttare una colletta », e di cercar dovunque moneta «e sapendo « noi di quanta maggioranza sia habitar le Città libere ».
9. Dopo questo piccolo moto, pare che davvero per l'avvenire non sorgesse più alcun timore a turbare da questo lato l'animo dei Teramani, già del resto oppresso dagl'importabili pesi finan-
(1) ANTINORI, Mem. mss. su Teramo, ad an. 1530, nella bibl. Prov. dell'Aquila.
(2) PALMA, op. cit, voi. II, p. 239.
(3) Arch. Com. di Teramo, Atti de' Principi, perg. n..xxxvi.
(4) PALMA, op. cit., voi. Ili, p. 50.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (398/635)
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