Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XXIV - Sua azione contro i danni mil. nel per. del patriz. (1307-1770). % 81
pel luogo e pel tempo ; e ciò, s'intende, senza contare gli immensi sborsi patiti dai Teramani poc'anzi per andar salvi, come narrammo (cap. xxnr, § 6), dalla feudale soggezione.
2. Ma scendiamo a* particolari. Il nostro cronista, che in ciò deve reputarsi il più sincero e minuto narratore, comincia l'iliade, a dir così, di Marte, nel 1526, allorquando gl'imperiali, reduci nel regno dalla vittoria di Pavia contro i Francesi, con cinquemila dei loro cavalleggieri albergarono in Teramo per quindici giorni a tutte spese de' cittadini. Queste egli (i), calcolando il costo di ogni soldato col cavallo a trenta grana il giorno, fa salire a ducati 22,500, e senza contare i danni della peste introdotta in città da quelle milizie. E non meno di ventimila ducati importò due anni appresso l'alloggio per tre mesi di settemila lanzichenecchi (2). Ma non bastavano le spese: che il comune dovea apprestare altresì alle allegre truppe i divertimenti proprii della loro nazione, acquistando i tori per la corrida, siccome avvenne nel 1531 a vantaggio delle schiere spagnuole dell'Alarcon, di cui appresso (§ 3). Assai disastrosa poi alle finanze municipali e private riuscì la dimora in Teramo, ne' due primi mesi del 1532, di Ascanio Colonna, generale della fanteria italiana, e di Giambattista Savelli, viceré della provincia, con la loro corte e le milizie, giacché la città dovette dar loro alloggio, vitto, legna e paglia (3). Ma essa avea ancora il peso della stabile guarnigione, ed il Palma (4) toglie da un registro comunale dello stesso anno 1532 la notizia, che l'erario cittadino pagava ai sei o sette uomini d'arme, di fissa dimora in Teramo, ventiquattro ducati mensili a titolo d'indennità de le stantie, ossia d'alloggio. Del resto i passaggi militari non finivano mai, ed il magistrato, per andare immune dal compito degli alloggi, mandava copia abbondante di vettovaglie alle truppe spagnuole, siccome accadde nel maggio del 1533 per quelle che, venendo di Lombardia, s'erano accampate sul Tronto (j) ; non senza sentirne però qualche peso, giacché alcune compagnie si accostarono alle vicinanze di Teramo, e proprio nelle campagne di Monticcllo, ove s'ebbero il vitto dalla città. Ma di rado il nostro comune riusciva nell'intento: e così nel 1536 non solo dovè al-
(1) Mozn, op. eh., dial. 7°.
(2) Muzii, op. e loc. cit.
()) PALMA, op. cit., voi. IH, p. io. (4) PALMA, op. cit., voi. Ili, p. 8. (j) MUZII, op. cit., dial. 7°.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (403/635)
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