Il Comune Teramano di Francesco Savini
382 Parte IV - II comune teramano nell'ero moderno.
bergare nelle private case, già s'intende, tre compagnie del famoso Fabrizio Maramaldo, ma anche mutuare a costui 3000 ducati; siccome pure nel 1538 a spese dei cittadini si acquartierarono in Teramo 300 soldati del maestro di campo Alonso Vives (i).
3. Ma tanto e sì insopportabili oppressioni militari ponevano a dirittura in disperazione i poveri magistrati e gli stessi cittadini, cosicché essi, non potendone più, si appigliavano a quei mezzi che appunto inspirava la medesima disperazione senza riguardo alle inevitabili conseguenze. Ponevano mano alle armi, assoldando genti e chiudendo le porte in faccia alle milizie spaglinole, di cui si an-nunziava l'arrivo. Cosi difatti avvenne nel 1530, allorquando un colonnello Don Sances d'Alarcon volle co' suoi fanti albergare in Teramo a tutte spese de* cittadini: egli, alle ripulse di questi, cinse l'assedio, e, venutosi anzi alle mani, segui la morte di parecchi da ambe le parti. S'interpose allora il nobile Sigismondo de Ster-lich, barone di Scorrano, antico capitano di fanti e di cavalli, e governatore di città, che dimorava in Teramo qual marito di madonna Annunzia, unica figlia di Giacomo Montanari (famiglia divisa, nota il Muzii (2), in Montani e Fabrizii): pe' caldi ufficii di lui lo spagnuolo scese a' patti, che furon duri pei nostri, e che noi qui riferiremo con le parole del Muzii (3): « i° Che la Unice versila pagasse fra termine d'un mese quattro milia e cinquecento ducati, per dare le paghe a i soldati. 2° Che i cittadini « alloggiassero a discretione tré mesi continui, tré compagnie di « soldati, i quali non potessero entrare nella Città finché il resto « dell'esercito non fosse andato alle proprie stanze. 3° Che le « donne et i fanciulli possano partirsi dalla Città, e portar qualsivoglia sorte di robbe, forche vittuvaglie. 4° Che le robbe che « son dentro le Chiese, e Conventi sieno sicure forche vettuvaglie. 5° Che i contadini e forestieri che stanno dentro la Città « si possano partire et andare dove vogliono. 6° Che ai Cittadini « non sia fatto nessun dispiacere da i soldati né nelle persone, né o meno nella robba, che le donne che partiranno dalla Città non « sieno molestate da i soldati nelle persone, né meno nei vestite menti, nò in qualsivoglia sorta di robba, che porteranno sopra, « purché non sia vittovaglia et habbiano un giorno di tempo a « partire, prima che i soldati entrino nella Città. 7° Che si per-
(1) MUZII, op. cit., dial. 7°.
(2) MUZII, op. e loc. cit. (j) MUZII, op. e loc. cit.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (404/635)
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