Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XXIV- Sua azione contro i danni mil. nel per. del patrìz. (1507-1770). 3° 5
precipuo del nostro scritto, l'indagare ne' registri autentici del tempo i modi che i comuni tenevano e gli obblighi speciali che li legavano Dell'albergare e nel nutrire le milizie. Essi per Teramo ci appaiono nelle commissioni, che i viceré della provincia dirigevano al regio capitano ed al reggimento comunale della città, e che ancora si serbano in un registro di atti del comune nostro degli anni 1552, 1553 e 1554, rimasto ignoto al Palma e da noi già altrove analizzato (i). Fra le altre ivi a carte 40 notasi hi commissione del viceré Domizio Caracciolo data da S. Omero ai 21 di agosto del 1552, la quale, minacciando una multa di 2000 ducati, « comanda al magnifico Capitano di detta Città, Capo di « Reggimento, sindici e del Consiglio di essa et universali et particulari » di assegnare al marchese di Bucchianico e alla sua compagnia di 100 celate, ossieno cavalleggieri, di passaggio per Teramo, « le stantìe ordinarie... et letti gratis », ed inoltre di « ordinar fundico e magazzeno d'orzio pane vino e carne necessarie per lo vitto di detta compagnia e giorno per giorno distribuirlo a detti soldati », somministrando ad ogni cavallo 4 misure d'orzo da 24 al tomolo alla ragione di grana 13 ogni tomolo; ad ogni soldato o servitore un rotolo di pane di grano (a tre carlini il tomolo), tre caraffe di vino (a sei carlini la soma, che non sappiamo s'era, come ora, di 120 caraffe) e due libbre di carne, giusta il valore corrente e senza la gabella. Terminava la commissione dicendo, che di queste derrate si stabilisse il « giusto « prezzo », dovendosi poi esso sborsare alla città sulle paghe degli stessi soldati. Ciò dimostra che non sempre le spese del mantenimento delle milizie gravassero sul comune.
8. Fino al tempo, di cui abbiamo sinora narrato, le soldatesche, che tanti guai procacciavano alla città, erano solo di passaggio in essa: invece dal 1562, quando appunto, giusta il Palma (2), spuntarono fra noi que' ladroni, divenuti poi celebri col nome di banditi, e che per più d'un secolo, cioè fino al 1684, flagellarono le nostre già tanto infelici contrade (3), le medesime cominciarono a prendere stabile stanza tra le nostre mura con lo scopo di combattere que' masnadieri. Difatti in quell'anno 1562 vi veggiamo
(1) FR. SAVINI, «La vita munic. a Teramo nella metà del sec. xvi, studiata in un reg. com. degli anni 1552-54 », in Bollettino Star, abruj., an. I, 1889, punt. li.
(2) PALMA, op. cit., voi. Ili, p. 47.
(3) PALMA, op. cit., voi. Ili, p. 177.
SAVINI, // comune teramano. 25
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (407/635)
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