Il Comune Teramano di Francesco Savini
39' Parte IV - II comune teramano nell'evo moderno.
ladini nell'ultimo tratto del medio évo, stanchi delle lunghe lotte civili, e avviliti dalle ripetute servitù, che a quelle tenevan dietro, si adagiassero con una specie d'atonia alle poderose signorie straniere. Ed esaminando ora cotesta prostrazione morale nei singoli membri del corpo municipale, essa ci appare in prima nel contegno del magistrato e dei cittadini innanzi al governo de' capitani spagnuoli, siccome cel mostra il Muzii con quella viva rappresentazione delle cose che deve porgere un testimone d'udita e di veduta tanto caldo quanto sincero. Noi qui lo riferiamo con le parole dell'Aminoti, che così lo trae dalla seconda parte ora smarrita dei dialoghi delle cose curiose del Muzii (i): « Rammentò (il Muzii) « il governo d'Ascanio Pistola, uomo d'accortezza e d'integrità, « che tenendo buon numero di cavalli, di famigli e di servidori, « atterrì i vagabondi a segno che molti se ne andarono a vivere « altrove; e l'altro di un Governadore che tenne un solo famiglio « non ostante che dovesse reggere colla Città due castelli, e meglio « di trenta villaggi, e diede campo a moltiplica» i delitti, talché « fino i Fornai per non esser rubati serravano le loro botteghe « prima dell'Ave Maria. Indarno un Predicatore quaresimale Capei puccino lo esortò pubblicamente a vigilare. Raccontò pure che « l'inimicizie atroci erano cominciate in Teramo nel 1549 (2), « ed originate dal favore d'un Governadore verso alcuni Cittadini, «- erano poi durate dieci anni con morte di presso a cento persone. « Riprovò l'abuso nei Governadori di ricevere doni, e rammentò « la risposta di un Cittadino tenace, il quale loro regalavi spesso, « cioè, che quei regali gli fruttavano il cento per cento, ottenendo « quanto voleva per sé e pe' suoi raccomandati, e lodò il'governo « di Cammillo Carmignano in Teramo nel 1573, che preso il possesso, sedendo al solito in alto nella sala del Palazzo civile, proti testò che come Cammillo avrebbe favorito ciascuno in Napoli e altrove, ma come Governadore avrebbe rifiutato qualunque dono, e « favorito soltanto il giusto, come poi fece, e lasciò desiderio di sé « a tale che la Città ottenne poi che fosse rimandato; ma egli « ricusò. Notò che era invalso l'abuso di spedir liberatorie piene « di lodi false, e Sindacati pieni di riguardi, ed un solo Governadorè convinto da tredici istromenti protestativi de' Sindici d'aver « esatto per Famigli non tenuti, e per varie missioni, soggiacque
(1) AMTIXORI, Mem. mss,, art. Teramo, ad an. 1602, ove si cita Munì, DUI. di cose curiose, parte II, dial 2°.
(2) Di queste inimicizie si è già ragionato indietro (cap. xvi, § 23).
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (420/635)
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