Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XXVI - Sue condizioni nel periodo del patriziato (1507-1770). 4°3
      serie segui nella prima metà del secolo xvu; ed il Palma ne fa un quadro vivo e doloroso, allorché le descrive dividendole in sei categorie : a banditi, milizie provinciali, alloggi, custodia della « marina, precauzioni contro la peste, immunità particolari » (i). Avendo noi già fatto di tutte queste piaghe la opportuna narrazione ai proprii luoghi, qui ci teniamo paghi a così accennarle; onde render compiuta in questo capitolo l'immagine dello stato morale e materiale del popolo teramano nel presente calamitoso periodo. E neppure nel seguente secolo xvm, e sotto la riavuta indipendenza del regno, le condizioni economiche potevano esser felici, quando cioè, come vedemmo (cap. xxv, § 11), le rendite comunali divennero preda del fisco!
      V) Lo stato economico de' cittadini si ritrae pure dai valori delle derrate e dal movimento delle fiere e dei mercati. In quanto ai primi, ne abbiamo già avuto un saggio in un documento inedito del 1552 (cap. xxiv, § 7), prezioso perché esso ci rivela il prezzo dei generi di prima necessità in quell'epoca. Così l'orzo vi appare del valore di grana 13 per ogni tomolo, il grano di tre carlini pure a tomolo e il vino a sei carlini la salma.
      e) Di qui ci si manifesta altresì qualcuna delle misure allora correnti; siccome il tomolo diviso in ventiquattro misure, dette ancora tra noi volgarmente stoppelli.
      d) In quanto alle monete, rileviamo pure da qui il carlino ed il grano. Ma tanto per le monete, quanto per le misure ed anche pei pesi e pel loro valore, dobbiamo qui notare che, mentre nel principio di questo lungo periodo prevalsero quelle dell'antecedente secolo xv, che fornirono larga messe al nostro esame (cap. xvm, § 2 a e e), nell'inoltrarsi poi del medesimo ci adattammo, ultima rìnunzia agli antichi legami con la parte più culta d'Italia, agli usi del misero regno.
      e) Riguardo poi al mercato ed atye fiere, noteremo pel primo che il nostro celebre mercato sabatino, di cui abbiamo veduto (cap. xi, § i) le memorie autentiche fin dal 1235 e che le nostre leggi tanto promuovevano (cap. xvm, § 3 Cassiani, le cui gesta con penna severa racconta il Palma (2). Egli dunque lo vietò nei dì festivi con grave iattura del commercio teramano, n' ebbe perciò rimostranza dal viceré conte di Santo Stefano con lettera regia dei
      (1) PALMA, op. cit, voi. Ili, pp. ni-n6.
      (2) PALMA, op. cit., voi. Ili, pp. 113 e segg.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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