Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      404 Parte IV - II comune teramano nell' évo moderno.
      13 di luglio del 1695 riferita dal Palma (i). La cosa non pertanto si accomodò in Roma, ove s'erano recati lo stesso vescovo e gli agenti del comune, col permettersi il mercato nei sabati festivi, tenendosi però aperte le sole botteghe sporgenti sulla piazza del mercato (2). In quanto alle fiere, abbiamo qui da aggiungere alle notizie delle antiche, già da noi riferite a tempo e luogo (cap. xiv, § 2 e XVHI, § 3 Cannine celebrata per la prima volta nel 1622 (3) e che si continua a tenere anche ora nelle domenica successiva ai 16 di luglio, giorno dedicato alla S. Vergine del Cannine. Abbiamo visto poi, esaminando il reale privilegio-dei 1660 (cap. xxiit, § 9), confermati il mercato del sabato con tutte le sue franchigie e la fiera già detta di S. Michele Arcangelo e concessa alla citta, siccome narrammo (cap. xvm, § 3 rf), fin dal 1426. Questa già nel 1660 si celebrava come oggi a Pentecoste, ma per quindici giorni e non solamente nel lunedì successivo a quella festa, come accade a' nostri tempi.
      6. E procedendo per gradi nello studio delle nostre condizioni in questo periodo, scendiamo ora a quelle sociali. Sappiamo che allora tutto reggevasi sulla distinzione delle classi. A Teramo però mancava la prima di queste, qual'era la nobile propriamente detta, il che abbiamo già visto (cap. xxi, § 5), esponendone anche le cause storielle. Ma in quell' epoca un ceto superiore e dominante era inevitabile, e quindi noi lo vedemmo (cap. xxi, § 7) andarsi formando tra noi nel secolo xvn in un patriziato ereditario municipale; mentre invece'nei tempi anteriori e anche in quelli degli statuti del 1440 abbiamo veduta una sola distinzione, negli ufEcii comunali, a prò dei mdioribiis et dilioribiis della città e delle ville (cap. xxi, ^ 5). Ed era appunto lo stato economico delle famiglie di quegli ottimati aspiranti al patriziato, quello che, a parer nostro, impediva l'esistenza di un vero ceto nobile allora; stato che non forniva ad esse famiglie le ricchezze necessarie ali' acquisto dei feudi, precipuo requisito in que' tempi alla nobiltà. Un vivo e compiuto quadro dello stato delle nostre principali famiglie nello scorcio del secolo xvi ci da il contemporaneo Muzii nella parte edita dei suoi preziosi dialoghi curiosi (4). Egli, sforzandosi di elevar le me-
      (1) PALMA, op. cit., voi. Ili, p. 183.
      (2) PALMA, op. e loc. cit.
      (3) PALMA, op. cit., voi. Ili, p. i io.
      (4) MUZII, Dialoghi curiosi di varie lattioni, Chieti, Facij, 1612, parte I, 113.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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