Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      41 o Parte IV - II comune teramano nell' évo moderno.
      « indecenti nella Piazza, ina risiedessero continuamente in Palazzo « e in Cancelleria. Declamò (il Muzii) pure dismesso 1' uso antico « di andare il primo giorno dell' Ufizio uniti i vecchi e nuovi Magistrati a sentire la Messa dello Spirito santo e finita quella i « nuovi giurare in mano del Sacerdote di bene amministrare l'impiego: perché allora il Sacerdote stesso potrebbe levare dal dorso « de* Vecchi, e riporre sul dorso de' nuovi i Mantelli e cosi uniti « ritornare al Palazzo ». Da questo tratto del Muzii si scorgono chiaramente due cose: che i capi del comune non aveano alcun abito proprio e non solo : ma che essi sbrigavano in piazza affari indecorosi per un pubblico ufficiale. Non sappiamo poi se le proposte del Muzii furono mai accolte. E tutto ciò mentre nelle altre città a noi vicine, in Aquila, ad esempio, siccome vedremo qui sotto, i magistrati pompeggiavano in ricchi paludamenti; del resto inutil fasto nella decadenza della vita municipale in quell'epoca funesta. Tanta era allora fra noi la miseria della fortuna pubblica e privata!
      d) Ed ora delle preminenze, che in que' tempi di prostrazione e di avvilimento erano di somma importanza e che perciò destavano gare supreme. Nel secolo xvn l'umore violento e bizzarro del vescovo Cassiani, noto nelle storie teramane, dando appunto cagione alle medesime, giova qui al compito nostro di raccontare notizie su questa parte, diciamo così, rituale della vita comunale nel presente periodo. Sappiamo dunque che quando egli nel 1696 turbava nella cattedrale l'ordine delle antiche precedenze, questo era il seguente (i): il giudice civile, ch'era a capo del magistrato, e i quattro signori del reggimento durante le solenni funzioni avean seggio poco lungi dall' aitar maggiore e presso agli ufficiali regii, che stavano su sedie di cuoio in un banco a spalliera fornito d'inginocchiatoio coverto con panno. Se non che anche tra i regii ufficiali e quelli cittadini insorgevano allora conflitti di preminenza. Gli uni e gli altri sedevano in sedie di cuoio a bracciuoli in una stessa linea, godendo però i regii il vantaggio di stare a destra de' civili: ciò non garbava ad un preside de Leon nel 1749 e pretese che i signori del reggimento formassero un* altra fila di sedie posposte a quelle de' rappresentanti del potere centrale. Ma i nostri non si acconciarono a tale novità e ne mossero lite a Napoli ove ebbero ragione, siccome già narrammo al luogo degli atti del comune durante questo periodo (cap. xxn, § io). Questi
      (i) PALMA, op. eh., voi. Ili, p. 181.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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