Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XXVI - Sue condizioni nel periodo del patriziato (1507-1770). 4 '9
      conflitti, che spesso allora seguivano, danno a noi modo di conoscere i costumi de' civici magistrati e fra i nostri e fra i vicini ed insieme di scorgere la differenza tra il lusso di questi e la meschinità di quelli. Nell' Aquila dunque, dopo varie controversie di precedenza, nel 1678 fu stabilito tra il vescovo e il camerlengo, capo del comune, come narra l'Antinori (i), che i signori del magistrato, nell' assistere alle messe solenni in duomo, avessero « il diritto di sedere in Prebisterio al lato dell* Epistola con cuscini di « velluto in seta (i nostri più borghesi si tenevano paghi al semplice « cuoio) et avere incenso e pace come li Canonici ».
      e) Detto degli abiti e delle consuetudini del nostro comune durante il periodo del patriziato, passiamo ora a far cenno delle insegne e degli stemmi del medesimo. Di simili cose non abbiamo tenuto discorso pei periodi precedenti pel difetto, come ognun può supporre, delle opportune notizie. Che però la nostra città avesse fin dal medio évo, al pari degli altri comuni italiani, stemmi e bandiere proprie, siccome pure gli ebbero i suoi sestieri, poi nel secolo xvi ridotti a quartieri, non è da dubitare. Difatti, in quanto ali' arma della città, il più antico esemplare, per quel che sappiamo, lo veggiamo ancora infitto in opera musiva all'architrave della maggior porta del duomo (un lavoro bellissimo cosmatesco del principio del secolo xiv) il quale, con l'altro di Atri (Hatria) fiancheggia l'arma del romano Arcioni, allora vescovo aprutino. Il campo è rosso come si usa e si è usato sempre e la scritta Tera-mum in lettere gotiche del tempo, se non è sopra una banda, come porta ora, è però posta in banda, ciò che appare... abbastanza araldico. Se non che la forma dello stemma della città, a parte qualche variazione subita, di cui or ora parleremo, può in generale stabilirsi nel modo seguente : banda col motto Teramum accompagnata da due crocette in campo rosso e con corona ora di duca ed ora di marchese. La varietà, oltre quella della corona, segue anche nello smalto della banda e nella forma delle crocette, e così ora vediamo argentea la banda ed ora azzurra e le croci a volta s'incontrano piane ed a volta trifogliate. Da siffatte variazioni nasce spontaneo il bisogno di stabilire una buona volta, come noi già facemmo al servigio del comune moderno teramano (2), una forma
      (1) ANTINORI, op. ind. sull'Aquila, ap. CASTI, nel Bollettino Star, abruzzese, an. 1890, puntata IV, p. 128.
      (2) FR SAVINI, Degli slemmi e dei gonfaloni di Teramo e de' suoi quartieri -Memoria per uso del comune di Teramo (pubbl. nel giornale La Provincia di Teramo nei numeri dei 15 e dei 22 di febbraio del 1891).


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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