Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XXVI - Sue condizioni nel periodo del patriziato (1507-1770).
      è) Dai costumi e dalle vesti pubbliche sotto ogni riguardo passiamo ora a quelli di appartenenza pubblico-privata, giacché anche in questo periodo i poteri politici e amministrativi ingeri-vansi nelle private faccende. Tali erano specialmente gli usi e le feste nuziali, a cui partecipavano le autorità religiose e civili: una minuta e viva descrizione delle medesime abbiamo dal Muzii, la quale noi qui con le stesse parole di costui riporteremo. « Non « devo - egli scrive (i) - (perché merita di essere raccontato) lasciar « indietro il beli' ordine e modo che si tenea ne i sposalizii a questo « tempo (nel 1546), anzi per molti anni poi, che per lo più si « faceano del mese di Gennaio avanti la settuagesima. E non sono « passati dieci giorni che mi fu raccontato che solo in una Domenica del detto mese di Gennaio 45 furono solennemente sposate dodici donne. Numero per certo, che in questi nostri tempi « non sarà in un anno intiero. Hor venendo a narrar l'ordine che « si tenea, dico che la domenica mattina deputata allo sposalizio, « andavano li parenti dello sposo, huomini e donne a casa della « sposa, trovandola alla porta dell'entrata, che il Padre (s'era vivo) « o il Fratello maggiore la tenea per mano, e la consegnava allo « sposo, trovandosi ivi apparecchiato un Baldacchino portato da i « servitori delle nozze : e subito lo sposo porgea per mano sua « moglie al Governatore della Città, che tenendo con la sua mano « destra la sinistra della sposa, la conducea alla Chiesa Cathedrale, « ed entrando dalla porta maggiore primieramente ascoltavano la « messa nella Cappella di S. Berardo, che a quel tempo era sotto « l' arco della Sagrestia vecchia contigua, e chiusa con ferrate stando « inginocchioni insieme giunti lo sposo e la sposa con due fagoli « di cera accesi nelle mani. Finita la messa, il Parroco o altri da « lui eletto, pubicamente col bacio dell* anello, e con le solite funtioni li sposavano. Usciti poi di Chiesa, il Governatore sirnilmente sotto il Baldacchino conducea la sposa per mano in Casa « dello sposo : ove com' o detto per quindici giorni s' attendea a « feste ed allegrezze, ed il Governatore per tutto il detto tempo, <• bora in una ed bora in un'altra casa convitato, sedendo a mensa « in capo di tutti. Non voglio lasciare di raccontare, se so, che « lo riputarete ragionamento vano (per l' affettione che porto a « figlioli e discendenti di coloro che son per dire) eh' essendo « Gio. Cola Urbani, e Portia figlia di Gio. Ascolo Forti, sposata « il Gennaio del 1546 e condotta con le solennità, già da ine rac-
      (i) MUZII, op. cit., dial. 7°.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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