Il Comune Teramano di Francesco Savini
426 Parte IV - H comune teramano nell'evo moderno.
« contate. Il padre fé coprire di panno d'Arazzo il terreno (essendo asciutto e spazzato) di tutta la strada, da sua casa sino « all'entrar della piazza superiore, e Monsignore Gio. Giacomo « Barba, ali' bora Vescovo di questa Città, per 1* affettione, che porce tava a Gio. Ascolo e Gio. Cola, fé coprire con le sue tapezzerie il « Terreno per quanto dura il suo Palazzo, dell' una e l'altra piazza, « d'onde la sposa dovea passare, et arrivata in casa dello sposo, « uno delli servidori delle nozze, gittò nella strada ai Putti ed alla « Plebe cinque ducati quatrini fiorentini, per l'allegrezza e festa ». i) Anche le vesti private appartengono alla storia de' costumi del tempo. Noi possiamo qui dar cenno di esse, almeno femminili, traendolo da qualche documento coevo: Ne abbiamo anzi avuto un saggio poco sopra (§ 6), parlando del lanificio teramano, quando abbiamo visto nel secolo xvi nominata come parte precipua di un corredo da sposa una veste di panno rosso teramano guernito di velluto di Calabria, di qual colore non dicesi, siccome pure una gonna di panno nero, anche teramano, ad uso di una monacanda.
9. Dal lato etico passiamo adesso a quello fisico della nostra popolazione in quel tempo, ossia allo stato della salute pubblica. Per questa allora il maggior pericolo era costituito dalle frequenti epidemie per lo più pestilenziali, le quali tenevano dietro alle occupazioni militari, piaga terribile di cui già ci siamo intrattenuti (cap. xxiv). La fiera peste del 1527 che, siccome col Muzii narrammo (cap. XXH, § 5), tolse di vita un quarto degli abitanti, pose in fuga il magistrato e i principali cittadini. Le altre successive cagionarono gravi danni finanziarii alla città, che doveva sopportare le spese della pubblica custodia, siccome pure raccontammo (cap. xxv, § 5). Il Muzii ricordò nel 1580 un' altra strana epidemia di male di petto detta mal del castrone, già da noi menzionato (cap. xxiv, § 8), o del montone, come lo chiama l'Antinori (i). Èra forse quella che dissesi più tardi, e pur troppo dobbiamo chiamar anche noi oggi influenza? (2).
10. Ed ora entriamo un po' nelle condizioni nostre statistiche e demografiche durante questo periodo. Esse nell' universale deca-
(i) ANTINORI, op. cit., ad an. 1602.
00 Dicevasi pure mal del marocca e il Fabretti nelle Cronache della città di Perugia, da lui edite (Torino, 1892, pagg. 22-25), c* mostra che tale terribile epidemia, dominante in Perugia nel 1582, dicevasi ivi mantecalo. An-ch* egli crede eh' essa sia stata quella che ora chiamasi influenza.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (448/635)
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