Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XXVI - Sue condizioni nel periodo del patriziato (1507-1770). 427
      denza allora dominante in ogni appartenenza della vita pubblica e privata dovevano necessariamente deperire. Raccogliamo dunque qui sulle medesime quelle informazioni che ci forniscono i documenti e i narratori contemporanei e che cita il Palma (i) ; esse sono: una relazione di Fabrizio Scorziate, regio capitano di Te-ramo, dei 18 di ottobre del 1596', al solerte viceré conte di Oli-varis; un'altra ad Umilia del nostro vescovo Montesanto, pare, un po' anteriore alla prima (2). Lo Scorziate, dopo aver detto che la città aveva sette porte e sei sestieri (che nel contesto si riducono poi a quattro, corri' erano allora), descrive le chiese, i conventi, i monasteri ed i villaggi soggetti, annovera i mulini, le gualchiere, le tintorie e le concerie di pelli e conchiude dicendo : « Detta Città « di Teramo con le Ville unite tengono di bovi aratori para numero 50. Raccoglie di grano tomoli tremila in circa. Vino salme « tremila in circa, et di oglio 1500 l'anno in circa ». La relazione del vescovo tratta quasi unicamente di cose ecclesiastiche, ma pur v' ha in mezzo una notizia utile per noi e che riguarda il numero dei fuochi pei quali la città era tassata; essi vi appaiono nel numero di 1300, che, mercé il comune calcolo di 5 o al più 6 individui per ogni famiglia o fuoco, ci darebbero 6 500 o al più 7 800 anime. Ma in questo periodo, fatale alla teramana prosperità, come ogni altra cosa, così pure la popolazione andava sempre decrescendo. Difatti eccone il quadro, che ne da il Palma (3), traen-dolo dall' archivio cittadino e che noi qui riprodurremo come quello che si estende alla demografia di tutto il presente periodo. Teramo dunque contava nel 1532, 845 fuochi; nel 1545, 1145; nel 1561, 1300; nel 1595, 845; nel 1627, 845; ridotti a 417 effettivi, siccome altrove (cap. xxv, § 9) notammo; nel 1648, 84;; nel 1669, 1270; e finalmente nel 1736, 954. Prima di andare innanzi dobbiamo qui notare su quella riduzione nel 1627 di 845 fuochi a 417 effettivi, eh' essa non deve arrecare meraviglia, giacché la si può agevolmente supporre frutto della compiacenza degli agenti fiscali, come pruova del resto la grande differenza tra la cifra di 417 e quelle antecedenti e susseguenti. Che poi le università « s'ingegnassero - come scrive il Palma (4) - a nascondere il vero numero de' fuochi nelle numerazioni fiscali » ci mostra il fatto di
      (1) PALMA, op. cit., voi. Ili, pp. 85-87.
      (2) Notiamo qui che il Montcsanto fu vescovo di Teramo dal 1592 ni 1606. (5) PALMA, op. cit., voi. Ili, p. 186.
      (4) PALMA, op. cit., voi., IV, p. 298.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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