Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XXVI - Sue condizioni nel periodo del patriziato (1507-1770). 43 r
«terrena, la volta et il tetto levaticelo.....: la sala et alcune
« stanze furono poi fatte nell'anno 1560 ». Ciò per l'esterno del palazzo; in quanto all'interno abbiamo novella di proposte (non sappiamo se eseguite) decorazioni delle sale da un registro originale di atti del comune, ancora esistente (i), degli anni ijó'o-o^. Ivi difatti si legge che nel parlamento, tenuto nella cattedrale ai 23 di maggio del 1563, Camillo di Battista, uno dei principali cittadini e consigliere comunale, sorse a proporre « che la soffitta « del Palazzo nuovo non si facci liscia secondo si dice esser pattuito, ma scorniciata et bella secondo ricerca l'honor della citta « et se bisogna spenderci vinticinque et trenta ducati di più ci si « spendano et Pacicco Consorti et Simon de Conte vedano se « l'opera si fa bene et fidata et di più si facci nella Sala il « Camino. Itera che si facci per ogni modo la Cancelleria et l'Ar « chivio perché il Cancellier possa accomodar le scritture de la « Cita ». Così, in que' tempi malagevoli, si veniva aggiungendo un po' alla volta e pezzo per pezzo a quelle deboli mura, e la costruzione continuò dopo la morte del Muzii (seguita nel 1602), secondo narra il Palma (2), compiendosi tutta la parte di levante. Nel principio poi del secolo passato il civico palazzo, minacciando ruina nella parte anteriore, fu riparato. E qui, per non tornare una terza volta sullo stesso soggetto, accenneremo tutto d' un fiato agli ulteriori restauri, servendoci pure delle parole del Palma (3). In quella medesima epoca dunque « a rinforzare il muro boreale, ci « informa egli, bastò una scarpa ed il sottoporre al pristino arco « acuminato, ornato di opere lateriche, un altro più basso e più «stretto, curvilineo (voleva dire: a tutto sesto). Perché un somigliante rimedio sarebbe riuscito disdicevole alla facciata, si pensò « ad ergere in questa tre forti pilastri attaccati agli antichi, di far « correre tra essi due archi, i quali hanno mascherato quelli che « vi erano, e di lasciare come loggia scoperta il superiore piano « che n' è risultato, al livello del salone ». Ecco come fu conciato il povero palazzo comunale già tanto meschino, inaugurandosi allora quella mistura di stili ogivale e classico, che fu poi a' giorni nostri portata a compimento con l'ultimo restauro del 1857, che finì di deturpare la vecchia carcassa del nostro comune.
(1) Cf. Carte PALMA, nella bibl. del Liceo di Teramo, voi. XII, a carte 136.
(2) PALMA, op. cit., voi. II, p. 212. (j) PALMA, op. cit., voi. Ili, p. 300.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (453/635)
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