Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XXVII - Suo organismo nel periodo del patriziato (1507-1770). 43 5
In quanto pò! alle incombente del parlamento, diremo eh' esso trattava le cose più importanti del comune, e gì' intervenuti votavano con le fave ; immettendo quelle favorevoli in un cadisco (i) rosso e le contrarie in un altro bianco (cc. 78 e 117). Sceglieva (e. 12 a tergo) e pagava gli avvocati del comune che andavano a Napoli; provvedeva al restauro delle mura e del palazzo di città (e. 18). Invitava il regio capitano a giurare e ad osservare gli statuti e i privilegii del comune; eleggeva i due sindaci (e. 23) e delegava ai signori del reggimento l'elezione e l'assegno del salario del giudice civile (e. 19); nominava pure il mastrodatti, ossia cancelliere (e. 20), gl'incaricati per correggere il fumante (cc. 22 e 23), che orasi direbbe fuocat ico, il medico ed il maestro di scuola (cc. 23 e 24). Riformava anche il magistrato, giacché una volta détte ai sei signori del reggimento la facoltà di fare la designazione e la riforma del nuovo magistrato entro il termine di due o tre anni, secondo l'uso, e con l'aiuto di due probiviri per ogni sestiere (e. 74), e d'imporre la multa di dieci ducati a chi rifiutasse la magistratura (e. 73) (2). Vietava ad ogni Teramano di essere ufficiale (impiegato comunale, oggi si direbbe) in Teramo (e. 74). Il parlamento nominava ancora i messi da spedirsi in Napoli per curare gli affari del comune (e. 135). Ma le sue più penose e più ordinarie cure si volgevano alle cose finanziarie : esso difatti vendeva le gabelle ed appaltava gli arrendamcnti (cioè le tasse indirette) (cc. 19 e 137); ordinava la revisione delle contribuzioni (e. 75); puniva con dieci ducati di multa chi accettasse il magistrato e poi non intervenisse alle sedute di questo (e. 75); stabiliva con le incombenze il salario del cancelliere e del razionale (e. 75) e multava di un carlino ogni assenza dal parlamento e di due ogni altra dal consiglio (e. 112). Decretava i nuovi appresi e la compilazione del catasto (e. 116) e aveva anche la facoltà di esentare talvolta dalle tasse (3). Al
(1) Questo vocabolo non s' usa ora nel dialetto teramano, né trovasi nel Du CANOE; ma il cadisco era indubbiamente la cassetta che accoglieva le fave de' votanti e dicevasi cosi forse dal cader che quelle vi facevano dentro.
(2) Un'altra volta il parlamento (e. 95), per meglio regolare le pubbliche spese, instimi quattro economi, senza il cui assenso il magistrato non potesse nulla spendere. Ma cosi questo decreto, come l'altro, riguardante lo stabilimento dei due « probiviri a per la suddetta riforma del magistrato, andarono a vuoto, per le discordie insorte e si tornò agli antichi dodici « elezionarii » scelti dal parlamento (e. 95).
(3) Cosi una volta l'arcidiacono del duomo ne andò immune per le lettere commendatizie del viceré degli Abruzzi (e. 135).
| |
Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
|
Pagina (457/635)
|
Napoli Teramano Teramo Napoli Abruzzi
|