Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XXVII - Suo organismo nel perìodo del patriziato (1507-1770). 437
pubbliche faccende. L'imposizione di multe -ai negligenti, già accennata e il numero dei presenti ai comizii, che sempre diminuiva, mostrano abbastanza siffatta incuria. Tal fatto viene anche più chiaramente provato dall'altro registro degli anni 1560-1563,ove(i), in un parlamento tenuto ai 14 di novembre de! 1563, si notano le osservazioni degli oratori intorno alla scarsezza dei presenti. Togliamone qualcuna. In quel parlamento, in cui erano convenute soltanto 108 persone, numero trovato esiguo da parecchi, sorse a rispondere alle obbiezioni di costoro Gio. Giorgio, alias Villano, Tullii in questa forma: « che de che sempre da cinquanta anni « in qua li Parlamenti sono stati fatti con ottanta et novanta perii sone et son valuti che così debia valer ora ». In contrario poi arringava il dottor Bartolommeo Porzii (2) : « che non si debia « ballottar perché sin' a mo non si tratta della diversità delli pareri « delli Cathedranti (gli oratori della bigoncia) ma della invalidità « del Parlamento atteso il numero non e sufficiente al popolo della « Città essendo egli di numero di mille et più (3). Et la presente « adunanza non ascende al numero di ottanta in circa tra quali ci « sonc persone quadruplicate quali non hanno ne possono haver « voce in Parlamento ». Il Tullii diceva « quadruplicate », giacché in questa assemblea sedeano parecchi della stessa famiglia, mentre, giusta le leggi teramane, solo uno per casa aveva voce in parlamento (4). Frattanto in questa riunione non si venne ad alcun partito, sebbene la maggioranza inchinasse per la validità della se-duta : si sciolse perciò, ed il regio capitano, avocando a sé gli atti della medesima, dichiarò che avrebbe provveduto secondo giustizia. Ecco dunque le nostre assemblee popolari nel bel mezzo del cinquecento; in esse il popolo scarsamente interveniva, e quel poco taceva e votava sempre secondo il parere di quei cinque o sei che di sopra abbiamo visto montar soli in bigoncia. Segno chiaro della decadenza de' municipii a popolo! Peggio poi seguiva con l'avan-
(1) Cf. Carte PALMA cit., voi. XII, e. 165.
(2) Cf. Carte PALMA cit
(3) Qui si deve intendere «fuochi» e non anime; giacché sappiamo dal MUZII (op. cit., dial. 6') che nel 1505, cioè 55 anni innanzi, Teramo contava 778 fuochi, ossia famiglie. Nel 1565 anzi vedemmo (cap. xxvi, § io) noverarsi tra noi 1300 fuochi.
(4) Perciò i figli di famiglia non avevano voce in parlamento; difatti in quello dei 15 di gennaio del 15531 giusta il nostro registro (e. 78), il giudice civile Giulio Forti dichiarò non poter valere le proposte di Orfeo Urbani, perché « figlio di famiglia ».
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (459/635)
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