Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      43° Parte IV - II comune teramano nell'evo moderno.
      zarsi di questo periodo sonnolento, siccome abbiamo visto qui sopra.
      3. Ed ora al corpo minore del comune, ossia al consiglio. Esso componevasi di 36 cittadini, i quali erano nominati, giusta gli statuti del 1440 (i) ed il voto del parlamento (e. 23), dai sei signori del reggimento (e. 29). Quello stesso parlamento, tenuto ai io di luglio del 1552, stabili, sulla proposta di Orfeo Urbani e di altri (e. 21), che il magistrato (i sei del reggimento), secondo 1' assisa (ossia il suddetto statuto) e la provvisione della regia udienza, eleggesse il consiglio di 36 cittadini, il quale doveva godere l'autorità di tutto il popolo, e vender le gabelle, giusta il solito (e. 23). Il consiglio in quest* epoca radunavasi nel palazzo comunale al suono della campana, insieme col giudice civile e coi sei signori del reggimento (e. 32), ed alle sue sedute assisteva talvolta il regio capitano, ossia governatore (cc. 2058). Si dee però notare che talora nel seno di esso, mancando il numero legale di consiglieri ed essendovi invece molti cittadini non consiglieri (non ex ordine senatorio, scrive il classico cancelliere), le decisioni prendevansi egualmente ed aveano esse (senatus consulta) il loro valore legale, come segui appunto nella seduta dei 24 di agosto del 1552 (e. 41). Col consolidarsi poi del patriziato nel secolo xvn e sino al termine del presente periodo (1770), il diritto di sedere in consiglio si restrinse, siccome abbiamo narrato al proprio luogo (cap. xxi, § 8), in quarantotto famiglie, e si mutarono i modi e il numero del consiglio. Cosi, mentre cotal diritto esisteva in 48 capi di famiglia, il consiglio però componeasi di 24, giacché quei 48 vi sedevano metà in un anno e metà nell'altro.
      In quanto poi alle attribuzioni del consiglio, erano le seguenti, giusta il nostro registro degli anni 1552-1554. Esso in prima cavava a sorte i signori del reggimento (cc. 5, 13, 58, 125, 139), secondo il modo descritto qui innanzi (§ 5 V), i due consoli dell' arte della lana, il capitano pei vassalli comunali di S. Giovanni a Scorzone (e. 41) ed i pacieri per comporre i dissidi! civili (cc. 4, 89). Abbiamo visto (§ i), che al parlamento toccava la cura del restauro de' pubblici edifizii; ma una parte almeno di essa spettava pure al consiglio; infatti troviamo che questo deliberò si elevasse e si compisse il palazzo comunale detto della Loggia (e. 57), di cui abbiamo parlato più indietro (cap. xxvi, § 11 e), in modo che
      (i) Stai, teram. del 1440 cit., 1. I, r. xxiv.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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Orfeo Urbani S. Giovanni Scorzone Loggia Stai Giovanni