Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XXVII - Suo organismo nel periodo del patriziato (1507-1770). 447
medico. Dovea dunque costui curar da medico e da chirurgo tutti i malati della città e del contado, o che aveano il domicilio m Teramo, senza riscuotere verun prezzo, tenere a sue spese un cavallo od un mulo, non potea uscire dalla città senza permesso del magistrato, né poi, questo ottenuto, abbandonare 1* infermo a morte sotto pena di perdere il salario. In caso di assenza, di malattia o di morte, riscuoteva lo stipendio solo per quel tempo che aveva consumato nell'esercizio del suo carico ; all'uscir poi da questo, donava al cancelliere dieci carlini. Il comune dava a lui il salario annuo di cento e dieci ducati da dieci carlini e l'abitazione gratuita.
V) I capi sestieri, sebbene non nominati in questi due registri, li troviamo però ricordati in un libro di gabelle del 1530 presso il Palma (i). Delle loro incombenze abbiamo già discorso, trattando dell'organismo del comune teramano nel periodo antecedente (cap. xix, § 13).
9. V'avea altresì in Teramo magistrati speciali, che provvedevano alla più importante delle industrie locali, qual'era il lanificio. Essi erano due, e dicevansi consoli dell'arte della lana (con-sules lanifici?); di questi non abbiamo però trovato menzione nei periodi precedenti, malgrado che quei tempi fossero stati più adatti a simili magistrature: in ogni modo essi ci ricordano le celebri corporazioni delle arti e i loro consoli, che avevano tanta parte negli affari delle antiche repubbliche italiane. Tra noi siffatti consoli eleggevansi dal consiglio comunale, e duravano nell'ufficio due mesi (e. 41). Le loro incombenze, anche nel tempo del nostro registro degli anni 1552-1554, non discostavansi certamente dalle disposizioni degli statuti del 1440, e da noi già al proprio luogo esaminate (cap. xvm, § 3 e).
10. Ed ora dei servi del comune, siccome nell'or citato libro delle gabelle del 1530.
a) I doganieri, in esso mentovati, avevano l'incarico che il loro stesso nome indica.
V) I credenzieri dovevano essere i gabellotti, e ciò diciamo perché, ad esempio, in Lecce in tempi più antichi, nel secolo xiv, con tal nome essi chiamavansi (2).
e) I trombettieri, che erano due, si menzionano col nome
(1) PALMA, op. cit., voi. Ili, pp. 708.
(2) Cf. Arch. Stor. ital., an. 1885, fase. Ili, p. 407.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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