Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XXVIt - Suo organismo nel periodo del patriziato (1507-1770). 449
      inoltre definire le cause fiscali e private pendenti, proteggere le chiese, gli ecclesiastici, le vedove ed i pupilli e fare eseguire irremissibilmente le pene pronunziate. In quella patente esonava ancora il viceré, i prelati ed i chierici ed ordinava alle università ed ai sindaci ed a tutt' i Teramani di accettare l'eletto come regio capitano, obbedendolo e pagandogli i soliti stipendii ed emolumenti. Ricordava poi al capitano che questi non poteva mai mutar le pene corporali (la morte, le mutilazioni) in pecuniarie, senza consultar prima il viceré; che doveva giudicare personalmente e non farsi sostituire da altri, né esigere lo stipendio corrispondente al tempo, in cui si fosse trovato lontano; il quale tempo era poi notato dai sindaci e dal mastrodatti del comune. La patente conchiude dichiarando che il Lopez aveva già prestato il debito giuramento nelle mani del regio collaterale Fonsega. Sappiamo da ultimo per lo stesso registro (e. 17) che il Lopez ai 27 di giugno del 1552 presentò questa carta nel portico della chiesa di S. Maria delle Grazie, posta fuori le mura di Teramo, al giudice delle cause civili ed a tre dei sei signori del reggimento e finalmente che questi, dopo averla letta, accolsero in città onorevolmente il capitano. Costui poi al cospetto del parlamento, ai io di luglio, giurò di bene esercitare l'ufficio, di osservare gli statuti ed i privilegii della città e di farli osservare dalla sua famiglia (e. 23). Il capitano riscuoteva lo stipendio dal comune, di che non parla il registro, ma siamo informati da un regio rescritto dei 21 di maggio del 1528 citato dal Palma (i). Esso richiama in vigore la consuetudine, da qualche tempo allora interrotta, della riscossione di quello stipendio, terza per terza, dall'erario comunale.
      b) II capitano aveva la sua corte composta dell'assessore, del cavaliere e della famiglia. L' assessore, come suona la parola, era un giudice aggiunto ad un altro magistrato, e dicevasi perciò anche giudice del capitano presso di noi (Judex et Assestar magnifici capitanti) (e. 69-71). In quanto al suo ufficio, ce ne dice abbastanza la commissione del viceré Pietro di Toledo dei 20 di dicembre del 1552, inserita per intero nel nostro registro (e. 69). Essa, che nomina per tutto l'anno 1553 assessore un cotal Pioppeti di Sulmona, ordina al capitano ed ali' università di Teramo, di bene accoglierlo e di pagarlo giusta il solito, ed ali' assessore di non partirsi mai dalla città, annunziando insieme che costui aveva già giurato al regio collaterale Fonsega di bene esercitare
      (i) PALMA, op. cit., voi II, p. 217.
      SAVINI, // comune teramano. 29


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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