Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XXVII - Suo organismo nel periodo del patriziato (1507-1770). 453
« prestato nel 1415 (i) nelle mani del Vescovo Stefano di Carrara; « che dal Vescovo si consegnava solennemente il bastone al Governadore della Città nell' ingresso del suo ufficio, come da antica « dipintura (2) sotto la porta della Chiesa Cattedrale nel frontespizio verso la pubblica piazza. Che istituiva i Giudici a contratti « nella Città e nella Diocesi, come da patenti dal 1384 in avanti « e da privilegio di conferma del re Ferdinando I (del 1458) ; che « avea posseduto meglio di sedici mila moggi di terreni, sebbene « si ritrovava allora spogliata per occupazioni ; che deputava i « Giudici d'appellazione per lo più laici nelle cause civili, sebbene « alle volte avesse fatta esercitare quella giurisdizione dai suoi « Vicari ; che celebrava la solenne Messa armato, come avevano
(1) Analizzato già indietro (cap. xix, § io) e pubblicato in fine tra i documenti (n. xxi).
(2) Che cosa fosse allora dipinto ivi (giacché oggi tutto è scomparso), « ne informa minutamente un instrumento fatto nel 1606 per ordine vescovile e visto dallo stesso ANTINORI nell'archivio comunale di Teramo, e che egli cosi compendia nelle sue memorie (Mss. cit., Vescovi di Teramo, ad an. 1606) : « Nell'anno XIV del vescovato di Vincenzo da Montesanto esisteva « un pubblico monumento nella parete esteriore della Cattedrale verso la piazza « del mercato sulle botteghe della Chiesa a settentrione. Era quella lesionata « in più parti, e nel timore che cadendo si perdessero le figure antiche, le «armi e gli altri ornamenti quivi dipinti, sene descrivessero le forme. Si disse « che dalla porta di mezzo di essa Chiesa fino alla Sagrestia vecchia vi erano « varj ornamenti e le figure della Vergine Maria, di S. Giovanni Evangelista, « di S. Berardo vescovo e Avvocato della città, tre armi gentilizie, tra le « quali una contenente un Agnus Dei in campo rosso che si diceva essere « del vescovo aprutino Pietro di Valle, 1* immagine di un vescovo sedente in « veste lunga di zibellino, con bacchetta nella destra e libro aperto sopra il sinistro « ginocchio, al quale il Podestà vestito di rosso, stante in piedi con la destra « sul libro aperto, da il giuramento, e colla sinistra prende la bacchetta da « esso vescovo, come da principe per concessione dei re. Seguono le inimagin! de' paggi, di due trombette suonanti, tutti vestiti a rosso. In un pilastro « quadrato, sporgente mezzo palmo dal muro, l'immagine di un vecchio con « chioma e barba prolissa in abito talare rosso avente intorno trenta cittadini « primarii in vesti lunghe di varj colorì, quello cioè che si chiamava il mediano « e che avea la facoltà di eleggere un uomo in Potestà in vigore di un privilegio, ossia forinola di giuramento, in una Bolla del vescovo aprutino Stefano di Carrara del i° settembre 1415 ecc. », che è appunto quello che noi diamo in fine sotto il n. xxi. Notiamo che il mediano non è citato in questo giuramento, ma invece nell'editto vescovile del 1207, pur da noi dato in fine (n. v), e quindi si potrebbe piuttosto supporre che quei che giurava fosse il giudice civile, e il vecchio con quei trenta personaggi fosse il capo del magistrato comunale circondato dai consiglieri. Ciò purché non si voglia far risalire l'epoca del quadro intorno al 1207, quando v'erano il mediano e il potestà. Ma è probabile questa seconda ipotesi ?
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (475/635)
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