Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XXVIII - Suoi Etti nel periodo delle riforme comunali (1770-1889). 457
l'assessore del preside della provincia, vennero eletti come decurioni 18 civili e 18 popolari. Questi poi ai 20 di gennaio dello stesso anno scelsero il sindaco tra i civili bensì, ma non appartenenti al ceto dei quarantotto ed inoltre i tre eletti ed il giudice civile. L* anno successivo, in cui il supremo ufficio civico toccava, giusta la nuova legge, ad un popolano, fu nominato sindaco uno di questi di nome Carlucci e detto Fasciulo. Tale vicenda fra le due classi durò fino al 1789, proprio l'anno della novissima democrazia, quando invece fra noi i popò'ani, vistisi impotenti, per difetto e di cultura e di educazione e di mezzi pecuniarii, a sostenere il peso e l'onore della prima magistratura cittadina, spontaneamente la rinunziarono ; e da allora della classe artigiana fu solo il terzo eletto, detto perciò del popolo. E la cosa continuò così, salvo la breve interruzione del 1798 qui sotto (§ 4) narrata, fino al 1806, quando cioè un nuovo organismo fu imposto a tutt' i comuni del regno da Gioacchino Murat, materia che sarà di un altro capitolo (xxx). Fu dunque a ragione quest'ultimo periodo della nostra storia da noi detto delle riforme comunali ; tante in esso se ne annoverarono e sin dal principio!
2. Mentre presso di noi quetamente si svolgeva cotesto nuovo ordinamento municipale, nella non lontana Francia scoppiava terribile la grande rivoluzione dell'ottantanove, e lo scoppio doveva ripercuo;ersi sulle vicine nazioni. Anche il nostro piccolo e remoto paese, posto però alla frontiera del regno, ebbe a risentirne i colpi enei 1792,per ordine regio, venne convocato il parlamento. Questo, adunatosi ai 27 di novembre di esso anno nella chiesa di S. Agostino, con lo scopo di provvedere alla difesa della patria nel caso, in cui gli eserciti francesi, che già romoreggiavano ai confini d'Italia, assaltassero il regno, deliberò, a proposta di Gio. Filippo Delfico (il cui eloquente discorso narra il Palma (i) avere letto nei registri comunali), di prender le armi ed elesse insieme dodici cittadini deputati ali' armamento delle genti atte a combattere. Due anni appresso, ordinatasi per tutto il regno una leva di 16,000 uomini, il nostro parlamento, con l'aiuto degli ufficiali del governo, arrotò 16 giovani, nel numero, cioè, corrispondente a quello della popolazione del comune, che allora contava 7,964 anime.
3. Ma i Francesi trionfando nell'alta Italia e crescendo per ciò le necessità della guerra, per le quali erasi recato in Sulmona lo stesso re Ferdinando IV, il nostro consiglio decurionale incaricò
(i) PALMA, op. cit., voi. Ili, p. 241.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (479/635)
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