Il Comune Teramano di Francesco Savini
45' Parte IV - 11 comune teramano nell' évo moderno.
ai 17 di giugno del 1796l'illustre letterato e concittadino Melchiorre Delfico a portarsi in quella città per offrire al principe, insieme con gli omaggi, gli argenti della chiesa di S. Agostino, tosto accettati (i). Ma non solo co' facili tesori delle chiese i comuni doveano allora contribuire alle spese di guerra, ma anche co' proprii danari al restauro delle caserme, delle stalle, degli ospedali e anche delle strade a servigio de' fanti e de' cavalli del re venuti fra noi ad assicurare i confini contro le minacce de' Francesi (2). 4. Questi non tardarono molto ad accostarsi al regno e ad abbatterne tosto al loro primo entrare gl'inesperti difensori. Te-rarao stessa vide all'alba degli 11 di dicembre del 1798 i vincitori senza colpo ferire tra le sue mura (3), e il generale nemico Planta volle subito instituirvi nuovi ordinamenti cittadini ali' uso di Francia, cioè la municipalità composta di un presidente e di sei membri e la guardia civica che andò scorrazzando nelle prossime ville contro i cosiddetti briganti. Non istaremo qui a narrare le varie vicende della guerra, perché estranee al nostro compito, e solo vi accenneremo per quella parte che reputiamo necessaria all'intelligenza dei fatti municipali della città. Così diremo che i Francesi ne uscirono cinque giorni dopo e v'entrarono in luogo loro i montanari ed altri in nome del re, che nella notte dei 19 di quello stesso mese di dicembre posero a sacco la città con gravissimo danno di alcune case, e specialmente di quella del ricco e dotto barone Alessio Tullii, ove andarono distratti molti preziosi documenti, un medagliere ed una storia manoscritta del suddetto dai tempi de' Normanni fino all'epoca di Ferdinando il cattolico. Ma il seguente 23 i Francesi, comandati dal capo battaglione Charlot, corsero alla riscossa; n'ebbero la peggio per la resistenza di parecchi animosi cittadini e dovettero per un certo tempo, su pel colle di S. Venanzio, tenersi sulle difese. Poco stante potettero però riassalire la città e, presala, vendicarsi della resistenza, fucilando quattro combattenti imputati di aver posto fuoco ad un vecchio cannone. I Francesi vi restarono sino alla fine di aprile del 1799, allorquando furono dagli avvenimenti dell'alta Italia costretti ad abbandonare il regno. Allora Teramo restò preda di due bande dei sopraddetti briganti, l'una capeggiata da un prete de Donatis, la quale soccombette quasi subito e l'altra da due fratelli
(1) PALMA, op. cit. voi. Ili, p. 243.
(2) PALMA, op. e loc. cit.
(3) PALMA, op. cit, voi. Ili, p. 249.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (480/635)
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