Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XXVIII - Suoi atti nel periodo delle riforme comunali (1770-1889). 4'3
de Sanctis, esercitante in quell' anno 1849 1' ufficio di sindaco in luogo del Ferrajoli, si fé* a promuovere la sottoscrizione di quell' indirizzo.
12. Trascorsero poscia undici anni di tranquillità accompagnata da quel che più sopra (§ 9) abbiamo chiamato sopore di vita pubblica, effetto delle ivi citate leggi del 1815. Lo storico può quindi notare solo 1* azione amministrativa dei rettori municipali, durante questo breve periodo; ed essa invero si mostrò sagace e molto massaia nei sindaci Giustino Ferrajoli, Domenico Savini, Giustino de Albentiis e Serafino Gemili. Né essi, a dir vero, potevano far di più nello stato d'impotenza e d'inerzia, ch'era legge a tutt'i comuni del regno, e che noi descriveremo più avanti nei capitoli (xxix e xxx) delle condizioni e dell'organismo cittadini durante quest'ultimo periodo della nostra storia.
13. Se non che in mezzo a tanta pubblica atonìa maturavansi per l'Italia grandi e generali mutazioni politiche; ed agli eventi, che poi seguirono nel 1859 nell' alta e media Italia, tennero dietro quelli che nell'anno successivo determinarono nell'Italia meridionale prima, ai 25 di giugno del 1860, la rinnovazione della costituzione del 1848 e poscia, ai 6 del seguente settembre, l'abbandono del regno per parte del re Francesco II e della costui famiglia. Nella prima circostanza, cioè subito dopo il promulgarsi di quelle leggi, l'intendente della provincia di Teramo, De Nava, giusta la facoltà concessa a tutti gl'intendenti del regno, tenne*.nel palazzo dell'intendenza un' adunanza delle più cospicue persone pubbliche e private presieduta dal vescovo aprutino, eh' era allora il domenicano Michele Milella. Di qui uscì la proposta del detto intendente al ministro degli affari interni in Napoli della nomina a sindaco di Teramo di Vincenzo Irelli, uno appunto di quegli adunati, e che, in forza della sutnmentovata straordinaria facoltà, fu messo subito in possesso dell' ufficio. Non è a domandare poi quali leggi si seguissero in quelle fortunose congiunture, che di esse teneva il luogo l'arbitrio di chi -poteva. Così fu tosto ritoccato, come esprimevasi un testimone partecipante, il Consiglio comunale, togliendone cioè alcuni membri e sostituendo a questi altri più acconci ai nuovi tempi. Il decurionato, come allora chiamavasi, così riformato, unitamente agli ufficiali del governo, nominò provvisoriamente e per urgenza, tre capitani della guardia nazionale (milizia popolare pure allora instituita) nelle persone dello stesso sindaco Irelli, del medico Berardo Trosini e dell'avvocato Nicola Urbani, d'antica casata patrizia, con l'incarico di ordinare e di armare la detta guardia, giusta lo stabilito dalla costituzione. Frattanto le sorti della dinastia
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (485/635)
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