Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XXVIII - Suoi atti nel periodo delle riforme comunali (1770-1889).
      trario e un'altra in senso favorevole al sovrano del tempo; giacché simili sviamenti possono ben sembrare inevitabili nei grandi rivolgimenti politici delle nazioni. La ragione dell' azione comunale in quelli del 1860, secondo noi, è duplice: generale e particolare; la prima sta nella natura assai più vasta e più profonda della rivoluzione del 1860 che non sia stata quella dei moti del 1848 e che produsse una quasi sospensione di governo statuale in Teramo; l'altra, particolare, fu 1* energia singolare, impaziente, non che d* indugi, di leggi di chi allora stette a capo del comune. E dir ciò è dovere dello storico che ha non solo da narrare i fatti, ma da indagarne le cause, in quanto almeno ciò è concesso alla sagacia sua e prescritto all'imparzialità, che è sua dote necessaria anche pei tempi novissimi.
      15. Cosi terminava intanto la prima fase del radicale rivolgimento politico, che tanto influsso dovea esercitare poi sulla riorganizzazione de' comuni d'Italia, la quale sarà breve materia, come vuole la freschezza de' tempi, del capitolo (xxx) dell' organismo nostro comunale in questo estremo periodo. Mutate dunque le leggi e restituiti al popolo in gran parte i vecchi diritti municipali e nell'ottobre del suddetto anno 1861, nominato sindaco di Teramo, in luogo delPIrelli, l'avvocato Augusto Muzii, d'una delle più antiche casate patrizie, toccò a lui il compito di porre in atto quelle nuove leggi.
      16. Noi sorvoliamo qui sul tempo trascorso fra quest'epoca e quella dell'ultima riforma comunale del 1889, principalmente perché infeconda di fatti comunali, e ci terremo paghi soltanto a mostrare il modo onde il nostro popolo intese ed usò nel suddetto tratto di tempo le risone libertà comunali. Queste per verità erano minori di quelle godute nel medio évo e anche nei primi secoli successivi, giacché allora tutte le cittadine magistrature emanavano dalla libera elezione popolare e gli atti della vasta podestà comunale si compivano senz' alcuna autorizzazione od impedimento da parte di quella regia: in questo tratto di tempo invece il sindaco era nominato dal re fra i consiglieri del comune e le deliberazioni di costoro andavano in gran parte soggette all'approvazione dei poteri superiori. Eppure il nostro popolo a tanta restituzione si mostrò indifferente, come prova lo scarso numero de' votanti a petto degli elettori inscritti, fino al 1889. Da ciò si scorge chiaro come il ravvivamento dello spirito pubblico deve scaturire spontaneo ed evolutivo, per adoperare un termine moderno, dall'educazione e dal costume del popolo e non solo dall' improvvisa forzaSA VINI, // comune teramano. 3°


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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