Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XXIX - Sue condizioni nel periodo delle riforme comunali (1770-1889).
      il risvegliamento popolare, non che il lato debole e peculiarissimo del teramano patriziato in paragone di quello delle altre città. Da simili condizioni generali e particolari scaturiscono appunto quelle, che nel rinnovamento municipale di questo tempo si debbono notare. Dopo sì lungo disuso ed abbandono de' proprii diritti era naturale che il popolo si fosse mostrato inetto, e quasi diremmo vergognoso, nell'esercizio de' medesimi; e così vedemmo fra noi nel 1789 (cap. xxvin, § i), dopo appena un ventennio cioè dal riacquisto degli antichi privilegii, il sindaco plebeo deporre l'ufficio per confessato difetto di educazione e d'istruzione! E così pure vediamo sempre in appresso le classi e le persone colte ed agiate nel governo e nel consiglio stesso del comune prevalere su quei popolari, i quali, quando per un certo dovuto riguardo al popolo, da cui infine nasce il comune e che insieme lo compendia, sono ammessi nel corpo municipale, scorgiamo tosto partirsene cheti e taciti, quasi convinti della propria insufficienza! Si educhi dunque prima il popolo e lo si renda atto ad esercitare quei diritti che per quanto storicamente antichi altrettanto sono suoi privilegii novelli !
      Ma procediamo con ordine cronologico. Un risvegliamento, che noi, senza rispetto alle convenzioni, chiameremo patriottico, notisi nel parlamento comunale del 1792, quando i convenuti sorsero, come vedemmo (cap. xxvin, § 2), a sollecitazione di qualche antico patrizio, ad una vera levata di scudi contro la minacciata invasione francese; come pure son da considerarsi l'indifferenza pubblica innanzi ali' importazione straniera della municipalità e de' costei membri nel 1799, e la premura con cui il popolo, non appena partiti i Francesi, riprese i suoi vecchi ordini municipali, siccome abbiamo narrato (cap. xxvin, § 3). Sotto poi il dominio della stessa nazione, rappresentata dai re Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat, la bisogna comunale tacque davvero, giacché gli animi di tutti erano attratti dai grandi avvenimenti politici e guerreschi, che segnarono l'epoca napoleonica. Ed all'uscir di questa lo storico è costretto a fermarsi alquanto sul contegno popolare benigno ed osservante verso le classi colte ed agiate rappresentate dal sindaco nelle agitazioni cittadine del 1815, altrove pur da noi narrate (cap. xxvn, § 7).
      Il contegno del comune e del popolo nel lungo tratto dal 1815 al 1860, comprese anche le brevi commozioni politiche del 1821 e del 1848, può dirsi in tutto passivo, quale le leggi allora dominanti e le abitudini dovevano produrre. Un quadro vivo delle condizioni tanto morali quanto materiali del nostro comune, durante


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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Francesi Giuseppe Bonaparte Gioacchino Murat