Il Comune Teramano di Francesco Savini
47° Parte IV - II comune teramano nell'evo moderno.
il detto tempo, troviamo in una gazzetta cittadina contemporanea (i), dalla quale traiamo qui quel brano che giova al nostro scopo. « Poverissimi - ivi si legge - (eravamo) d'istituti civili : un embrione di « scuole primarie con una ventina di scolari o in quel torno : un « Orfanotrofio femminile angusto, insalubre e poco curato: un « simulacro di ospedale civile : un lurido ricetto di trovatelli, nel « quale meglio avrebbero abitato i sepolti che i vivi : una topaia « di teatro e nulla più. Né molto migliori erano le cor dizioni materiali. La città rendeva sembianza di un grosso villaggio o giù « di lì. Le strade belle e spaziose, appena trafficabili pei pessimi « selciati, e nettate una o due volte al mese da turbe cenciose di « carcerati. Niuna cura della pubblica igiene: l'annona in balìa di «pochi: scarsissimi gli edifìci da servire ai pubblici uffizi. Basti « il dire che per allogare la nuova Corte di Assisie convenne disfarsi del palazzo comunale e noleggiare una casetta pel Comune. « Che se così si viveva in città, è facile immaginare a che termini « erano ridotte le ville. Non un metro di strada rotabile nella superfide di circa 54 miglia quadrate : non scuole, non fontane, « non cimiteri: poche e luride case ammucchiate intorno ad un « bugigattolo di Chiesa. Che se anche al presente in molti luoghi « gli uomini attingono acqua dove si abbeverano i maiali, che sarà « mai stato in quei tempi ?» I colori adoperati dall'articolista sono qui alquanto foschi e vi si scorge un po' troppo il lodatore dei tempi nuovi a scapito dei trascorsi; ma in sostanza la descrizione può chiamarsi verace.
In quanto poi alle condizioni morali del popolo, durante il tempo passato sotto la più libera costituzione municipale dal 1860 al 1889, dai fatti esposti più sopra (cap. xxvin, §§ 16 e 17) traiamo che esso si fosse mantenuto in gran parte passivo, sebbene talvolta, e particolarmente nel movimento davvero popolare del 1889, sia da notarsi quel risvegliamento, di cui ivi si è detto. Quel che migliorò notevolmente, fu lo stato materiale, cioè quello degli edifizii e delle strade, di cui e' intratterremo appresso (§ 9).
2. Siffatto stato morale e materiale ci da l'adito a scorgere quello organico, quello cioè in cui s^olgevasi prima del 1860 la vita intima del magistrato e del consiglio della città. E anch'esso ci viene dipinto vivamente, sebbene con le tinte di sopra accennate, dalla citata gazzetta paesana. « Niuna ombra - ivi si legge - di autonomia : sindaco, decurioni, primo e secondo sletto non altro che
(i) Corriere abruzzese di Ter&mo, num. dei 12 di aprile del 1876.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (492/635)
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