Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XXIX - Sue condizioni nel periodo delle riforme comunali (17701889). 473
      et civium hilaritati, come diceva l'iscrizione ivi apposta, il quale ebbe vita fino al 1868, quando cioè fu aperto il nuovo e più sontuoso teatro comunale a porta S. Giorgio. A tal proposito è utile narrare che assai prima del 1791 si era tentato erigere un teatro in Teramo: giacché nel 1776 un don Pasquale Marozzi e altri aveano ciò voluto fare « per rendere più culta quella città, eh' è « la sede della provincia ». Il permesso fu però negato dal potente ministro Tanucci, perché, come questi annotò ai 3 di maggio del 1776 in margine della domanda, « dovunque si sono permessi « teatri, sono occorsi disordini » e ciò tanto più, perché dei 36 decurioni, che governavano Teramo, votando a voti segreti, venti furono contrarii ali' instituzione del teatro. Inoltre v' era stata una supplica al re da Teramo dei 20 di maggio del 1776, con cui « li zelanti della città di Teramo », innominati, avevano chiesto che non si rappresentasse la tragedia: « L'uomo angelo, ovvero « san Luigi Gonzaga, del dottor Filippo Itto (Napoli 1751) » tradotto di verso in prosa da don Giovanni Stefano Costantini, canonico soprannumerario della cattedrale di Teramo. Tutto ciò ci ha recentemente narrato il Croce in un suo copioso ed erudito studio sui teatri di Napoli (i).
      E tornando alle società letterarie, dobbiamo qui dire che l'antica associazione agronomica, detta già patriottica, sotto nome di società agraria ovvero economica, si ridestò a nuova vita dopo le commozioni politiche del 1815 e del 1821 ed, oltre all'aver fondato nel 1830 (2) fuori porta S. Giorgio un orto agrario o meglio botanico (ov' è ora il pubblico giardino), dette essa con le sue perio-diche adunanze opportunità a' suoi membri di fare discorsi, relazioni di vario genere ed anche poesie. Tal vita, sebbene meschina, durò fino ai mutamenti politici del 1860. Dopo è seguito fra noi qualche tentativo di società letteraria, ma tranne qualche manifestazione in gabinetti di lettura ed associazioni giovanili a scopo piuttosto di svago che di studio, che perciò non possono chiamarsi fatti di vita intellettuale, nessuna società, che potesse davvero dirsi scientifica o letteraria, ebbe mai fra noi fiorimento. Vero si è che un reale movimento, come oggi si dice, intellettuale debbe segnarsi a' nostri giorni in Teramo, ma essendo esso piuttosto individuale anziché collettivo, non accade qui tenerne discorso. Né poi, per compiere
      (1) B. CROCE, I teatri di Napoli dei secoli xv-xvm in Arch. Star, napoletano, an. 1891, fase. Ili, pp. $72 e 582.
      (2) PALMA, op. cit., voi. IH, p. 303.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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