Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XXX - Suo organismo nel periodo delle riforme comunali (1770-1889). 49 *
4. Ripristinati, con la cacciata degl' invasori nello stesso anno 1799, i vecchi ordinamenti municipali, questi durarono fino al 1806, quando appunto il regno ricadde sotto le armi della stessa nazione. La rivoluzione francese, che tanti e si profondi mutamenti arrecò nelle proprie terre e in quelle da lei conquistate, entrata fra noi sotto le insegne del novello re Giuseppe Buonaparte, volle pure innovare gì'instituti municipali del regno. Tanto difatti operò la legge dei 18 di ottobre del 1806: il consiglio comunale, di si antico e glorioso nome, si chiamò, per le reminiscenze classiche allora in voga (rievocate del resto tra noi (§ i) sin dal 1770), de-curionato; i decurioni nei comuni popolati da più che 10,000 abitanti, qual* era il nostro, doveano essere trenta ed estratti a sorte, possedere un* annua rendita di ducati 96 (pari a lire 408), ed avere l'età di almeno 21 anno. Un terzo di essi dovea saper leggere e scrivere; e tutto il decurionato cónvocavasi poi nel mese di maggio per eleggere il sindaco, gli eletti, gli ufficiali del comune, i deputati alla revisione de' conti e quelli ai consigli distrettuali e provinciali. V'aveano inoltre le commissioni amministrative comunali che governavano gì' instituti pii, le quali furono poi abolite al ritorno dei Borboni, divenendo quegli instituti di nuovo ecclesiastici (i).
5. Tornati i Borboni nel regno nel 1814, questa organizzazione restò intatta nella forma, ma subì un mutamento importantissimo nell' elezione del sindaco non solo, ma dei decurioni, che furono nominati esclusivamente dal re. E cosi la fu finita per l'autonomia de' comuni, di que' comuni, che, pur nelle strettoie della passata, monarchia feudale del regno, erano stati 1' unico rifugio delle poche superstiti libertà civili del medio évo !
6. Tale costituzione municipale, che meglio potrebbe dirsi negazione d'ogni vita cittadina, durò sino all'anno 1860, quando appunto la rivoluzione italiana di questo e dell' anno antecedente appose la falce ai vecchi ordini e politici e comunali del regno. Allora vi s'introdusse, con un decreto del luogotenente in Napoli pel re Vittorio Emanuele II dei 2 di gennaio del 1861, la legge provinciale e comunale piemontese dei 23 di ottobre del 1859, allora vigente nel resto d'Italia, e la quale, come già narrammo (cap. xxvni, § 15), fu posta in esecuzione a Teramo nell' ottobre di quell'anno 1861. Noi, che ci occupiamo qui solo di cose municipali, esamineremo di essa legge il titolo II, che riguarda ap-
(i) PALMA, op. eh., voi. Ili, p. 290.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (513/635)
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