Storia di Torino di Luigi Cibrario

Pagina (19/531)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      capo sixondo
      10
      od in una o due generazioni, ringentiliti, altro pił esser non possono e non vogliono che Italiani. Le dodici cittą etnische diedero il primo esempio d'una confederazione perenne, che non pregiudicava per nulla l'indipendenza di ciascun popolo. Aveano un sistema di monete e di pesi che non si potrebbe desiderar pił perfetto (6).
      Agiata ed elegante era la loro vita domestica. Avean case con portico anteriore od atrio dove stavano i famigli. Sedeano a mensa due volle al giorno, e i loro pasti eran lauti e adoperavano bicchieri d'oro di varie forme. Erano servili a tavola dai proprii figliuoli a guisa de'paggi del medio evo. Portavano ricchi e lunghi abiti ricamati a fiori. La toga di porpora, le corone, le insegne regie, la sedia curule, i fasci, le scuri, i littori erano usanze etrusche imitate poi dai Romani, che dallo stesso fonte attinsero sacerdozi, riti, anfiteatri e giochi, e soprattutto la va-nissima, ma gravissima allora superstizion degli auguri, la quale tuttavia palesa uno studio profondo delle cose naturali e massime dei fenomeni del fulmine (7).
      L'altezza d'animo, la gagliardia di volontą, rigoglio delle stirpi adolescenti, avean dato pił anticamente ai Tirreni l'imperio d'Italia e de'suoi mari; pił tardi, conlemperati dal sorriso di questo cielo allo squisito sentimento del bello, ammaestrati dai Pelasgi, e forse pił dal commercio intorno alle condizioni delle arti


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana
1846 pagine 531

   

Pagina (19/531)






Italiani Romani Tirreni Italia Pelasgi Aveano