Storia di Torino di Luigi Cibrario

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      CAPO OTTAVOessendo la sua chiesa occupala dai nemici: nec qnod ad tempus ab hostibus eius ecclesia detinetur, debet UH aìiquid officere; $ed hoc ad subveniendum chrhtianitalis veslrac magi* magisque debet animos permovere ut largilalis vestrae munere consolatus captivi-tfltis qaam pertulit, non possit damna sentire (1).
      Era dunque finita la cattività di Ursicino, ma non eragli ancora stala restituita dai nemici Yamministrazione della diocesi. — E quali erano questi nemici? — niun dubbio che fossero i Longobardi, i quali e sotto Alboino e sotto Clefi rivolsero particolarmente la loro rabbia conlra le chiese e contra i sacerdoti. E noto qual terrore ispirassero al clero, quale ai sommi pontefici; e può vedersi $elle lettere dello stesso S. Gregorio quali sentimenti ei nodrisse y^erso quella nazione in gran parte Ariana, in parte ancora idolatra.
      ^rebbe il disordine dopo la morte di Clefi (574) e durante il decennale interregno, i trentasei duchi occupati perpetuamente a dilatare le loro conquiste e a far bottino, non alleviarono certamente iJ4giogo ai poveri sudditi, e massime agli ecclesiastici; finché nel eletto re Autari, si rassettarono alquanto le cose, senzachè j\er altro rilucessero aucora al clero cattolico giorni sereni, poiché $jiano era Autari, ed Ariano era pure Agilulfo duca di Torino, cjje gli succedette nel 589 ; ed Ariano ancora Àrioaldo che succedette ad Agilulfo nel ducato di Torino, e più lardi al figliuolo d'jAgilulfo nel regno. Ora è certo che o nell'impeto della prima conquista, o posteriormente alcuno dei duchi ariani ha occupato ijseni della chiesa torinese, imprigionalo il vescovo, e forse deputatovi alcun vescovo ariano. Per isfuggire simile disgrazia, Qnorato, vescovo di Milano, avea trasferito, al primo irrompere dei longobardi, la cattedra di Sant'Ambrogio a Genova, città non occupata dall'armi loro, e colà visse e morì* Colà pur visse e mori Costanzo suo successore; e solo nell'anno 603, quando la regina Xgodolinda persuaseli marito Agilulfo a far battezzare, secondo
     
      Epistola CXVL


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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana
1846 pagine 531

   

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