Storia di Torino di Luigi Cibrario

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      unno SECONDO, CAPO QlJAltTO
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      11 fallo si ò clic fino alla mela del secolo x vediamo signoreggiare ampiamente ne' paesi situali a sinistra del Po, Anscario, marchese, fratello del re Guido, ed i suoi discendenti, ed alla meta appunto del secolo, Berengario u, uno di loro, salire al trono d'Italia.
      Anscario, fratello di Guido, fu conte d'Ivrea, e portando titolo di marchese, ed essendo principe di gran potenza, possedctlc sicuramente altri comitali, e probabilmente quello di Torino, del quale nel 906 era senza alcun dubbio conte il marchese Adalberto suo figliuolo, che signoreggiava altresì i comitati di Ivrea e di Lumello.
      A quei tempi i Mori di Spagna, annidatisi poco prima in Frassineto, sulla riviera di Nizza, spinge-vansi nelle loro corse depredatici e sanguinose lungo i due lati della giogaia alpina.
      I monaci della Novalesa erano allora molto ricchi e di possessioni temporali, e di preziosi metalli, e di codici, che, secondo il laudato costume de' Bene-dittini, attendevano probabilmente a copiare, e di chiese dipendenti, e di servi e censuali. Sentendo approssimarsi quella tempesta de' Saracini, Y abate Donniverto s'impaurì, e lasciata quell'alpestre residenza, venne co' suoi monaci, col tesoro e con tutta la suppellettile del monastero a Torino, dove pigliò stanza presso alla chiesa de'santi Andrea e Clemente, situata innanzi al castello della porta Segusina. Due soli monaci, già ben avanti negli anni, rimasero a


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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana
1846 pagine 531

   

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