Storia di Torino di Luigi Cibrario
CAPO QUARTO
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primo poleron fuggire; ma raggiunti, perirono sulle forche. Intanto la chiesa e il monastero furono consumati dalle fiamme, e a fatica poterono salvarsi alcuni codici mezzo arsi. Se non che molto prima di quest'ultima epoca, anzi prima del 920, Adalberto, marchese, illustre per lignaggio, genero e cognato di due re d'Italia, ma più illustre per fede, compassionando all'infelice stato de' monaci della Novalesa ricoverati a Torino, facea loro sentir gli effetti della sua pia liberalità.
Avea cominciato per assegnar ai medesimi la chiesa di Sant'Andrea, posta lungo il muro della porta comitale, a settentrione della città (ora la Consolata), con una torre, che forse è quella medesima che ancora serve di campanile; edificò poscia ai medesimi un magnifico monastero in Breme, luogo del comitato di Lomello, dotandolo colle corti eli Breme (3) e di Policino; e nel 9?9 al piccolo monastero di Sant'Andrea di Torino (cella monacorum) pel sostentamento de' monaci assegnò il castello e la villa di Gonzole, e la corte di S. Dalmazzo sul fiume San-gone. II dono è fatto addì 28 di febbraio, ed abbraccia il dominio, il contile (cioè l'autorità comitale sui luoghi donati), la giurisdizione, il toloneo(ossia la ragion del pedaggio) con tutti i casolari e le appartenenze, colle terre, vigne, campi, prati, pascoli, selve, stallaggi, rive, rocce e paludi, coi beni coltied incolti, divisi ed indivisi, confini e termini, strade
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (135/531)
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