Storia di Torino di Luigi Cibrario
OAl'O QUARTO
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Intanto lo ingiustizie, lo estorsioni, lo dissolutezze del re Ugo gli alienavano sempre più l'animo degli Italiani. Berengario ne aveva diligenti informazioni; o quando giudicò esser venuto il tempo d'operare, mandò un nobilissimo suo vassallo, chiamalo Amedeo, in Italia a considerar gli umori de' grandi e dei popoli, e ad assaggiarne le disposizioni»
Venne Amedeo travestito da pellegrino, considerò ogni cosa, entrò in discorso co' principali della nazione, conobbe esser nel cuor d'ogni uomo pari l'odio al disprezzo contro al tiranno provenzale; rinfocò quelle ire, die' speranze,mostrò aldi là dell'Alpi preparato il liberatore, s'aprì più sveltamente con pochi di cui si potea fidare, e dispose tutti gli animi in favor di Berengario, principe giusto, principe valoroso, principe italiano. Ugo seppe che un agente di Berengario percorreva l'Italia, e tese tutte le sue reti per pigliarlo. Amedeo se ne rise. Mutava ad ogni ora abito, barba, capelli, età e sembiante. Osò perfino sotto mentite spoglie presentarsi ad Ugo; e quando ebbe compiuto a suo grand' agio ogni suo intento, schivò le insidie che Ugo aveva appostate ai passi dell' Alpi, e tornò sano e salvo al suo signore in Germania.
Scese Berengario nel 945 per Trento in Italia con non molto esercito. E quasi senza combattere entrò in Milano, tirando con molte proferte al suo partito anche i più caldi partigiani del re Ugo. In quanto
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (139/531)
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