Storia di Torino di Luigi Cibrario
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LIBRO SECONDOparole usate in questa lettera di Belegrimmo a suo riguardo, e da quelle di cui si vale il cronachista Novaliciense (2) raccolgo che già fosse marchese nel 950, quando venne il re Lotario a Torino.
Belegrimmo, abate, fu quello che, vedendo i suoi monaci nel monastero de'Santi Andrea e Clemente, presso al castello di porta Segusina, patir troppo disturbo dalla frequenza del sito, li allogò invece pressola chiesa di Sant'Andrea, lungo il muro della porta
comitale (3).
Quest'abate credesi autore dell'inno che si canta per l'Assunta. Era uomo di molte lettere, dice la cronaca, ma ignorantissimo di tutte le cose di questo mondo, benché nobile di schiatta; talché mangiava senza mai lagnarsi qualunque cibo gli fosse apparecchiato, mentre i famigli in cucina si deliziavano delle vivande più delicate (4). La cronaca sembra apporglielo a colpa. Può esser error di governo; ma può essere ancora indizio di virtù.
Comunque sia, il marchese Arduino Glabrione si mantenne in gran potenza nella contea di Torino, e negli altri suoi Stati, non solo durante il regno di Berengario ir, ma eziandio nel tempo d'Ottone i, da cui gliene fu confermato il possesso (5).
Nel 972 condusse o mandò soldatesche al conte Robaldo in Provenza, per aiutarlo a scacciare i Sa-racini da Frassineto.
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (150/531)
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