Storia di Torino di Luigi Cibrario

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      capo settimoI r>7
      militari, per cui risplcndcva il nuovo re d'Italia; e clic all'incontro il suo competitore Arrigo era principe misurato in ogni cosa e prudente.
      Ma chi non sa elio agli occhi de'principi italiani il vero merito de're di Germania era lo starsene il più del tempo lontani, lasciando i duchi ed i marchesi nostri regnare in loro vece, ciascuno nella sua provincia? La questione ornai si riduceva, e sempre più dappoi si ridusse in questi termini : esser meglio clic un principe straniero regnasse di solo nome in Italia, e che i principi italiani regnasscr di fatto, ciascuno nell'ereditario suo Stato,invece di veder un solo de' loro colleghi sollevato al grado regio, con perenne e però troppo incomodo esercizio di sovranità sugli Stati di tutti gli altri.
      Queste cagioni allontanavano i principi dell'italico regno dal partito d'Arduino, e li rendeano in generale propensi ad un re forestiero. Ed all'incontro i minori vassalli, che uno scrittore contemporaneo chiama secondi militi, i quali duro sperimentavano il governo de'marchesi e dei conti, e l'autorità temporale dei vescovi, ed aveano in odio la soverchiante loro potenza, s'accostavano tutti ad Arduino, la cui indole superba e risentita, s'indurava contro ai grandi, e si rammorbidava co'mezzani e co'piccoli (1). Arduino era in somma sostenuto da quel tumultuante e generoso elemento, che insofferente dell' oppressione, consapevole delle proprie forze, dopo la caduta di


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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana
1846 pagine 531

   

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