Storia di Torino di Luigi Cibrario
capo sKTTIMOIn giugno del 1014 venne Arrigo di nuovo in Italia, ed ottenne anche Arrigo la corona imperiale; ma di quel tempo appunto risorse per un solo istante la fortuna d'Arduino, il quale, trovati molti aderenti nei contadi d'Ivrea, di Vercelli, di Lomello, di Novara, e altrove, mentre in Roma stessa, in mezzo ai trionfi d'Arrigo, suscitava coli'opera de'figliuoli del marchese Otberto un tumulto destinato, se riusciva, ad opprimere il novello imperatore, levato un esercito s'apprestava a tagliarla ritirata ai fuggiaschi a'soliti passi dell'Alpi. Ma fallì agli Arduiniani il successo in Roma. E però Arduino aspettò per insorgere che l'imperatore fosse tornato in Germania. Allora radunate le sue genti, uscì dalla rocca d'Ivrea, s'impadronì di Vercelli, assediò e prese Novara e Como. Ma presto gli sfuggirono di mano tali conquiste; e intanto nel bel mezzo delle sue imprese e de'pazzi furori guerreschi, sentì le offese d'un nuovo inevi-tabil nemico. Ed era un morbo di sua natura mortale, che lo fe' risolvere di abbandonar i pensieri del mondo, e di ritrarsi nel monastero di Fruttuaria ch'egli aveva aiutato a fondare, onde farvi penitenza de'suoi peccati.
Onde nel settembre del 1014, deposte sull'altarele reali insegne, pigliato l'umil cocolla beneditlina, si ridusse in povera cella. In quella pia solitudine rimase finche morì, e fu il 14 dicembre del 1015 (2). Così finì, se non vero monaco, almeno penitente fra i monaci l'ultimo re d'Italia italiano.
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (159/531)
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