Storia di Torino di Luigi Cibrario
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posseduti, apparendo dal lenor del medesimo, che l'imperatore ne nominò solamente alcune; e scorgendosi dai doni di Gezone e di Landolfo clic i vescovi di Torino ne possedevano molte altre. Che poi 1antichità di questo possesso risalisse almeno al tempo degli ultimi re Carolingi, ne traggo argomento dal fatto che abbiamo narrato intorno all'anno 900 del vescovo Àmmulo, della sua contesa co'cittadini, e delle forze con cui tornando nella città da cui era stato cacciato, se ne rendette padrone distruggendo le mura e le torri. Questo fatto non si potrebbe intendere senza supporre il vescovo di Torino investilo di larga podestà temporale e di molte ricchezze, il che per altra parte non è difficile a credersi se si pon mente alle prove che ci sono rimaste di ugual condizione d'altri vescovi italiani, non solo ricchi di beni, ma eziandio privilegiati e d'immunità dalla giurisdizione ordinaria dei conti, e di eiurisdizion comitale su territori che possedevano; il che indubitatamente era ne' tempi di cui parliamo già avvenuto anche in favor de'vescovi torinesi, sebbene non ci sia giunta autentica testimonianza della originai concessione d'imperatori o di re.
La briga che Odelrico Manfredi ebbe nel 1051 co' cittadini, gli venne per causa dell'abate di Breme. Era stato promosso a quell' uflìeio un giovane monaco chiamato Odilone, il quale, di sollazzi e del grandeggiar mondano, piucchè del pastoral ministero sollecito
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (165/531)
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