Storia di Torino di Luigi Cibrario
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fino alle rive del Baltico, die impulso, norma o nomo la memoria di Roma consolare. Durano i nomi più clic le cose, e col volger degli anni s'adattano imedesimi nomi a cose che si credono dai più le medesime, e che pur sono diverse.
I Romani chiamavano liberi quo' popoli a cui dopo la conquista permettevano di vivere colle leggi e coi magistrati loro proprii, sebbene avessero, massime in occasion di guerra, qualche dipendenza da Roma. Onde si vede che cotal libertà si facea con-sislcre nell'autonomia.
I comuni del medio evo si chiamavano liberi quando erano immediatamente soggetti al Cesare germanico che si chiamava re od imperador de' Romani, e non ad una schiatta d'altri principi che riconoscessero essi medesimi la superiorità imperiale; quando avevano essi principi per. colleghi nell'obbedienza a Cesare, e non per signori: e liberi si riputavano ugualmente, sia quando un capitano, legalo o vicario imperiale, li governava, sia quando, come più spesso accadeva, stante l'ordinaria lontananza e l'abituaipovertà dell'imperatore, cacciato il ministro imperiale, si reggeano solamente per magistratura di cittadini, cioè per consoli.
Consoli, con nome e con imitazione romana, chiamarono quattro, sei, otto cittadini eletti ad amministrare per tempo determinato i pubblici affari, di politica e di giustizia. Consoli del comune chiamavansifui. i
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (185/531)
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