Storia di Torino di Luigi Cibrario
Capo secondo
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Ilo solamente che nel 1176 si confederarono co' marchesi di Uomagnano, stirpe antica e potente che poi fiorì ne' primi seggi della repubblica e della monarchia. I patti furono clic l'una parte dovea salvare e difendere all'altra le persone, i beni, i diritti e le buone usanze con tra tutti, eccettuato l'imperatore ed i suoi messi, il conte di Savoia ed i suoi messi, ed eccettuati gli altri signori che hanno. Dalle quali parole intendiamo che Umberto ni avea ripigliato o conservato qualche parte di signoria nella città; e che del vescovo non si giudicò neppure di fare espressa memoria.
Se i Cheriesi offendessero i cittadini od i marchesi, nè volessero fare ammenda, si facesse guerraai Cheriesi.
I Torinesi farebbero due volte all'anno esercito in favor de' marchesi, e starebbero a loro posta in arme quindici giorni tanto colle proprie loro forze, che colle genti a loro soldo;
II medesimo obbligo avrebbero i marchesi.
Ne i marchesi, nè i consoli ed il comune di Torino potrebbero cominciar guerra senza il consiglio dell' altra parte.
Tali patti doveano rinnovarsi e giurarsi ogni cinque anni (5).
Così per via di leghe cominciava a batter l'ali la libertà de' Torinesi, ai quali pare non desse gran fastidio il vescovo Milone di Cardano per voler usarei
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (199/531)
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