Storia di Torino di Luigi Cibrario
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LIBRO TERZOragione di sperare, dovesse riuscire un buon pastore di popoli, s'andava scoprendo invece per lupo rapace. Sempre inteso a richiamare qualche antica ragione all' imperio , a stringere i nodi della soggezione, cercando obbedienza e non amore, a spogliar chiese, a trovar nuovi dazii e gabelle, uso a stemperarsi in vergognose lascivie , a dar buone parole e tristi fatti, a non attener la data fede, sicché la celebrità del vocabolo parola di Re cadesse dall' alto suo valore e fosse inferiore a quella di qualsivoglia privato, velando nondimeno tutte queste laidezze con savi parlari, con utili instituzioni, col favor conceduto alle scienze e alle lettere, coll'ordine, che è la sola buona conseguenza del dispotismo succedente ad un reggimento sciolto e trascurato, con tante altre prove di mirabile ingegno e d'alto cuore che lo rendettero agli occhi di molti, abbagliati da quella vernice lucente, accetto e commendevole , Federigo 11, mescolanza di due opposte nature, spezie di centauro morale, mise, per questi vizi e quesle virtù, in sospetto i comuni di Lombardia: onde pianamente cominciarono a rifar le antiche leghe state così fatali all'avolo suo Barbarossa , ed in ciò ebbero il favor del pontefice, che ben vedeva quanto s'era ingannato nel formar concetto del suo pupillo la Chiesa Romana, e che prima occultamente, poi apertamente si mostrò nemica all'imperadore, clic fu anche più tardi scomunicato e deposto.
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (212/531)
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Federigo Lombardia Barbarossa Chiesa Romana
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