Storia di Torino di Luigi Cibrario
21GLI 11 HO TERZO
Torino e Pinerolo ; e che la rimanente strada per oltramonti si facesse pel paese del Delfino, finché fosse di nuovo sicura e restituita alla primiera condizione la via di vai di Susa. Il che vuol dire che i mercatanti e i viaggiatori dovean recarsi per la valle della Perosa ed il colle di Sestriòres al Mon-ginevra.
Due volte all'anno, per lo spazio d'un mese, a proprie spese, spedisse al servizio de' Torinesi venti cavalieri e mille fanti, ovvero cinquanta cavalieri co' cavalli armati a piacimento de' Torinesi. E di qui s'impara che trenta cavalieri a cavallo, col cavallo armato , si credeano equivalere ad una forza di mille fanti (5). I fanti aveano lancia, scudo e cervelliera. I cavalieri all' incontro erano, com' è noto , da capo a'piedi coperti di fino acciaio con lancia e mazza e spada. E oltre a ciò avea ciascun cavaliere almeno due scudieri, o uno scudiere ed un paggio, che lo servivano e lo soccorrevano.
Continuava il trattato così;
Non farebbe il Delfino lega nò amicizia col conte di Savoia, nè col conte di Provenza ( genero del conte di Savoia), nè con altri in Lombardia, senza licenza di detti comuni, nè contrarrebbe con essi matrimonio o parentado.
Riceverebbe nella lega, così piacendo a'Torinesi, i Vercellesi, Alessandrini, Milanesi ed altri della lega Lombarda.
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (216/531)
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