Storia di Torino di Luigi Cibrario
capo ouvitrocastelli di Cavorrc e di Lanzo, c de drilli che potesse avere in Monlebrcono.
I Piossaschi ed al tri castellani del Piemonte farebbero omaggio e fedeltà ad Amedeo ìv, e n'avrebbero investitura de'loro feudi colle solite franchezze, rimanendo per tutte le altre possessioni nomini dei comuni di Torino e di Pinerolo. Se il conte non osservasse i patti, e, richiesto, non facesse l'ammenda fra due mesi, i castellani potrebbero de' loro feudi servire i detti comuni finche seguisse l'ammenda.
Rispetto alle differenze con Pinerolo si convenne che il conte eleggesse dodici borghesi ed il comune altri dodici, i quali definissero quali fossero le ragioni del conte: ove questi non s'accordassero, od una delle parti non s'acquetasse al loro arbitramento, il signor Grattapaglia ed il signor Guido di Piossasco avessero balia di pronunziare, con questa condizione per altro, che niuno potesse dire, aver il conte diritto di carcerare gli uomini di Pinerolo, o quel vergognoso privilegio sulle spose novelle, chiamato scozzonarla, o le successioni intestate quando rimangono eredi legittimi, nè il fodro o la regalia quando non constasse che ne avea cessione dall'imperatore.
Avesse del rimanente il comune di Pinerolo piena facoltà di ricevere nuovi borghesi (essendo il dritto d'associazione fondamento del comune e base della sua vitalità), eccettuandone gli uomini d'Aviglianae gli altri fedeli del conte da Avigliana in giù. MaVoL T 29
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (225/531)
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