Storia di Torino di Luigi Cibrario
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LIBRO QUARTOnon v'ebbe cittadino che sormontate le leggi si cambiasse in tiranno, e fondasse nel sangue la mal acquistata dominazione. Non parte che giungesse ad opprimerò durevolmente la parte contraria, la escludesse in perpetuo da ogni ufficio, tagliasse il capo ai potenti, e governasse col terror dei supplizii e delle confìseazioni. Non v' ebbe trionfo della minuta plebe, nè si videro occupar i primi seggi della repubblica, e dettar leggi e giudizii i beccai e gli scardassieri. Se queste orribilità fossero accadute, qualche buon monaco si sarebbe incorato a metterle in cronaca per ammaestramento de'posteri. Ma egli è il caso di dire, beati i popoli di cui tace la storia. Non si mettono in scena i savi, ma i matti. Non si parla de'giorni sereni, ma delle tempeste. Non si rammenta chi in santa pace nacque, visse e morì; ma chi ammazza od è ammazzato. Dopo ciò se la mia storia non ha l'andamento e '1 forte colorar d'un dramma, che colpa ci ho io? Se ne accusino i nostri vecchi, i quali non ci lasciarono memoria di grandi virtù, nè di grandi vizi, e che tardi apriron
gli occhi al lume delle buone lettere, alla soave
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armonia dell' arti ; ma poi si scenda con me ad investigare, piuttostochè il quasi continuo spedirsi di milizie a questa od a quella impresa per «lo più microscopica, e senza risultamento, gli ordini per cui si reggeva il comune, e l'intima sua struttura, in cui molto c'è ancor da studiare, molto da imparare.
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (258/531)
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